Regia di John Carpenter vedi scheda film
In premessa...la mia ammirazione integralista per carpenter e' tale che probabilmente non riesco ad essere obiettivo nel giudizio...
Sempre ossessionato dal suo film feticcio il monumento western "Un dollaro d'onore" del grande Howard Hawks, John Carpenter ci gratifica una volta ancora con un "film d'assedio" . sono passati piu' di 30 anni dal mitico "distretto 13" (1976) e Carpenter ha esplorato con una tenacia che sfiora la monomania le diverse variazioni di questo tema prediletto: oltre a "distretto 13" si possono citare i meravigliosi "Fog" (1979), "Signore del male (1987), "la cosa" (1982) , come pure le due avventure di Jena Plissken che sviluppano una piu' specifica variazione dell'enclave. parallelamente si sviluppa una tematica-corollario della "resistenza" nella quale carpenter fa convergere le sue preoccupazioni piu' militanti: i personaggi assediati costituiscono una minoranza resistente alla tendenza maggioritaria assediante da cui promana la minaccia , e che diviene qui il paradigma di tutte le forze reazionarie e fascistizzanti che l'america, il mondo, contengono . con Carpenter siamo in presenza di un fantastico "di sinistra", per non dire francamente e totalmente libertario, Molti notomizzatori insistono a giusto titolo sul carattere essenzialmente reazionario di molta parte del genere fantastico, che spesso mette in scena il principio di punizione sistematica della trasgressione, nel quale l'elemento soprannaturale diviene la manifestazione di una giustizia immanente garante dell'ordine prestabilito.un esempio tra migliaia, gli integralisti religiosi di ogni genere e specie non possono sognare niente di meglio della serie dei "venerdi' 13" con il suo angelo sterminatore Jason che con tenacia degna di miglior causa si da' a massacrare ogni adolescente trasgressivo (dove il catalogo piccolo borghese delle trasgressioni va' dalla "fornicazione" al semplice farsi una canna): "tolleranza zero e pena di morte per ogni trasgressione". Carpenter va' contro corrente rispetto a questa tradizione destrorsa e "cristiana" profondamente radicata nel genere. Insomma l'eroe carpenteriano assediato dalle e resistente alle forze reazionarie fa suo il motto "noi (io) contro il resto del mondo", radicalizzata in opere come "Fuga da los angeles" (1988) o "Il seme della follia" (1995). "pro life" non deroga a questa lucidissima visione: una ragazza che vuole abortire si rifugia in una clinica che non tarda a trovarsi assediata da una "tribu'" di "Pro-Life", guidata dal proprio padre e che non indietreggera' di fronte a nessun estremo per "proteggere il bambino". Come sempre il discorso militante di Carpenter e' perfettamente a fuoco, come ad esempio quando evidenzia le contraddizioni del fanatico genitore interpretato dall'impeccabile monolite Ron Perlman che non esita a sacrificare la vita dei propri figli con lo scopo di preservare un'esistenza ipotetica. Impietoso carpenter spinge la metafora alle estreme conseguenze: non soltanto il bambino e' frutto di uno stupro, ma si rivela in piu' una creatura contraffatta, sorta di crostaceo dalla testa di putto, ironico richiamo a una delle mille metamorfosi della "Cosa" dato che il suo padre biologico altro non e' che un demone infernale raffigurato, e come poteva essere altrimenti, proprio come l''iconografia classica lo immagina con corna, zoccoli, che probabilmente, in attesa che un revival dell'"odorama" ce lo confermi, puzza di zolfo, e ovviamente mentitore ("io udii gia' dire a Bologna del diavol vizi assai, tra' quali udii ch'elli e' bugiardo e padre di menzogna", potrebbe essere l'ironico commento all'espressione sulla faccia del genitore "umano" di fronte al suo doppio demoniaco). E' pur qui che l'episodio tocca il suo limite piu' grave, il mostrone in lattice che viene a recuperare la sua creatura richiede una sospensione dell'incredulita' che solo i piu' forti possono vantare. E tuttavia prima di sparare su Carpenter si puo' effettivamente avanzare l'ipotesi, suggeritami da Snake,che invece della riproposizione pura e semplice del medesimo scenario, questo anticonformista incorreggibile abbia voluto sconcertare con un twist di forma, vale a dire con un cambiamento di stile e tono radicali, (e tenuto conto della diversita' di mezzi e modi espressivi che il medium televisivo richiede rispetto a quello cinematografico). I responsabili degli effetti speciali Howard Berger e Greg Nicotero, possiedono una reputazione a tutta prova e conquistata sul campo, del resto dimostrata dall'efficacia dei medesimi effetti in altri episodi della serie, perche' dovrebbero gratificarci di una creatura cosi' approssimativa nella concezione (e , si', puo' darsi che richiami alla lontana il mostro della "notte del demonio" di tourneur) se non seguissero una precisa indicazione di un regista in vena di divertirsi? (aggiungo che un altro apparente difetto del film, l'irrimediabile cagneria ed anonimita' degli attori,mi pare un effetto calcolato da parte di carpenter, lo spettatore disperato nell'impossibilita' di identificarsi con l'uno o l'altro di questi volti tutti intercambiabili, da soap opera o da teen movie, si rivolge all'unico volto "vero" sulla scena, quello di Ron Perlman, facendo scattare un meccanismo di empatia ed identificazione proprio col "rappresentante" del male, a riprova di quanto facile possa essere il contagio) A parte questo Carpenter qui gira puramente e semplicemente un film di Carpenter, e non esce ne' dalle sue tematiche ne' dal militantismo ideologico che gli e' abituale.Fedele alla sua passione di sempre filma l'invasione della clinica come un western (tutta la prima mezz'ora si sviluppa in modo volutamente lento, con tutti i silenzi, e l'attenzione ai "dettagli banali" che gia' si trovavano in distretto 13, vengono messi in atto i classici espedienti da assedio del cinema holliwoodiano, via il telefono, via la luce, per poi subire un'accelerazione e un crescendo fino all'irruzione destabilizzante dell'elemento fantastico) dove si va' gioiosamente da un corridoio all'altro, da una stanza all'altra, in un'epifania di vetri infranti e di porte aperte e richiuse quante non se ne troverebbero in un film di Lubitsch o in una pochade di Feydeau, solo che qui si scambiano spari invece di battute al vetriolo, l'effetto corrosivo per la societa' rappresentata non ne e' minore, solo piu' diretto..
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