Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
Far west. Ted evade di galera; vi era stato ingiustamente rinchiuso tre anni prima con l'accusa di aver ucciso suo padre. Ora l'uomo può sfogare tutta la sua volontà di vendetta. Raggiunge il paese di Kartown convinto che il signorotto locale la sappia lunga su quell'omicidio.
Stan Vance, così si firma il regista, è naturalmente Florestano Vancini; anche i nomi di Augusto Caminito e, soprattutto, di Fernando Di Leo, già collaboratore di Sergio Leone, nobilitano la sceneggiatura (da un soggetto di Mehnahen Velasco) - e Velasco e Di Leo sono qui gli aiutoregisti di Vancini. Nonostante ciò e nonostante la presenza di Giuliano Gemma come protagonista, I lunghi giorni della vendetta non è effettivamente una pietra miliare del genere spaghetti western, anzi: pare davvero, confezione accurata con budget dignitoso a parte, un titolo fra gli innumerevoli del filone. Una storia di vendetta privata anima la pellicola, che infatti tanto piacerà a Quentin Tarantino da citarla apertamente nel suo Kill Bill (2003), ma l'andamento della narrazione è troppo poco brioso e le quasi due ore di durata del lavoro non sono riempite a dovere di emozioni, azione, colpi di scena. Pertanto si può ritenere che l'unica prova nel western da parte dell'autore di ottimi lavori come La lunga notte del '43 (1960), La banda Casaroli (1963) o Le stagioni del nostro amore (1966) sia un significativo fiasco: significativo perchè l'exploit insegna che nel cinema non basta lo spessore dei nomi a garantire la qualità di un'opera. Anche Francisco Rabal, Gabriella Giorgelli, Ivan Scratuglia, Conrado San Martin e Franco Cobianchi prendono parte al film; le musiche sono di Armando Trovajoli e la fotografia dell'esperto iberico Francisco Marin, nel segno della coproduzione fra Italia e Spagna. Vancini e Gemma ritorneranno sul grande schermo due anni più tardi, con Violenza al sole. 3,5/10.
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