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State of Play

Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film

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La recensione su State of Play

di FilmTv Rivista
6 stelle

A Washington, il deputato Stephen Collins (Ben Affleck) conduce un’inchiesta sulla PointCorp, poco trasparente società di servizi in affari col governo nel settore sicurezza (leggi: prezzolati ex militari in Iraq e Afghanistan). La sua prima collaboratrice (nonché sua amante), il giorno prima di un’udienza cruciale, muore, spinta sotto la metropolitana. Sul caso si getta come un falco il reporter Cal McAffrey (Russell Crowe), un grande Lebowski della carta stampata, che verifica le fonti, ha amicizie in polizia, fiuto e devozione alla “storia”. McAffrey è però anche amico fraterno di Collins, e dietro l’omicidio fiuta puzza di complotto, mentre i media battono la strada scandalistica. Dividendo oneri e onori dell’inchiesta con (la risibile) Della Frye, la sua giovane collega blogger (Rachel McAdams), Cal arriva a una conclusione complessa. C’è troppo materiale in State of Play (le sei ore della miniserie Bbc cui s’ispira, contro due ore e 5’). La regia è professionale, succube del modello civile di Tutti gli uomini del presidente. Ma Crowe è una sintesi idealizzata e troppo nostalgica dei due eroi di Pakula. Da mandar giù c’è un’infinita catena di colpi di scena “sensazionali”, a scapito dell’approfondimento (e di Affleck, cancellato da Crowe). E una svolta finale, affrettata e banale rispetto all’alto standard di scrittura e fattura del film. Accontentiamoci di leggere State of Play non (tanto) come un thriller ma come l’epitome del cinema giornalistico (con un finale che omaggia anche Prima pagina). Il “Washington Globe”, quotidiano di McAffrey, acquisito da una grande corporazione editoriale, vive una ristrutturazione societaria e d’immagine. La sua direttrice (Helen Mirren) deve soddisfare le richieste commerciali della proprietà e insieme dare fiducia al suo miglior reporter. Da distillare resta una preziosa, negletta conclusione: al di là delle facili opposizioni tra verità e complotto, etica e amicizia, giustizia e politica, il buon giornalismo – anche quello di spettacolo – è sempre giornalismo investigativo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 17 del 2009

Autore: Raffaella Giancristofaro

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