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State of Play

Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film

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La recensione su State of Play

di supadany
8 stelle

Pronti via, ci sono tre morti nel giro di cinque minuti, due ammazzati ed un presunto suicidio.

Da qui la storia si espande rapidamente a chiazza d’olio e più passano i minuti più la vicenda si allarga toccando una serie di individui diversi, puntando sempre più in alto, con un giornalista e la sua nuova compagna di viaggio a fare un po’ i detective della circostanza.

Il problema del giornalista è che di mezzo si trova un suo caro amico e sua moglie, quindi dovrà cercare di fare il suo lavoro trovando la verità (il suo direttore spinge dalla sua parte), ma nel contempo proteggendolo fino a prova contraria

L’intrigo è gestito in maniera sapiente, la sceneggiatura, seppur un filo dispersiva in alcuni frangenti (la passata love story del protagonista e la moglie del politico poteva anche essere accantonata per esempio), è molto precisa ed i conti tornano tra situazioni pericolose e dialoghi al fulmicotone con continui rovesciamenti di fronte (momenti di stanca non se ne vedono).

Così alla storia, una classica storia propria del cinema americano anni settanta in cui si scavava nel marcio della politica e degli interessi importanti e scottanti, ci si crede, nel senso che risulta molto credibile e gli indizi sono inseriti e perseguiti con abilità.

Un thriller dunque ben studiato e rappresentato in maniera efficace (inquadrature indovinate, montaggio sostenuto ma non estenuante, continui nuovi inserimenti narrativi) che si avvale di un cast imponente (Russell Crowe imbolsito a dovere, Helen Mirren di un sicurezza sconvolgente e via via gli altri) e fa oggi un certo effetto visto che è un tipo di cinema che gli studios hanno emarginato (anche questo va detto non ha incassato tanto nonostante un cast di rilievo, ma questo è un altro triste discorso) da parecchio tempo.

Questo particolare ne aumenta il valore intrinseco che, sommato a quello che si è ottenuto direttamente, lo rende un film pregevole, valido sia se preso come prodotto per passare una serata avvincente (ed il film ha tutti i requisiti per ben figurare in questo), sia per gustarsi un prodotto in cui i conti tornano particolarmente bene.

Ed il finale, con il giornale in stampa ed una canzone leggera in sottofondo, stempera la tensione che è rimasta sempre ad alti livelli ed accompagna lo spettatore all’uscita della visione.

Decisamente ben fatto.

 

 

Kevin Macdonald

Regia incalzante ma non caotica, bravo a saper gestire una storia in continua evoluzione ed un cast davvero variegato.

Bravo.

Rachel McAdams

Conferma di essere molto promettente, volenterosa e possiede una bellezza classica che magari non bucherà lo schermo, ma è affascinante.

Ben Affleck

Una delle sue prove migliori.

Russell Crowe

Ha fatto di meglio, qui è imbolsito e consumato (forse un pò troppo), ma è sempre piuttosto convincente (e non uccide o picchia nessuno, incredibile!).

Jason Bateman

Sufficiente.

Helen Mirren

Talento e classe intoccabile, nel ruolo di una direttrice di giornale è davvero convincente.

Jeff Daniels

Ruolo anomalo per lui, tutto sommato più che dignitoso.

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