Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Tutti i contractors del presidente. Cospirazioni e giochi di potere in puro stile hollywoodiano anni ’70, con tanto di cronisti integerrimi alla ricerca della verità ad ogni costo. Un’inchiesta volta a smascherare appalti miliardari per la privatizzazione della sicurezza nazionale. Politici corrotti, capri espiatori, insabbiamenti, pedine sacrificabili; l’a-b-c del genere, aggiornato ai timori post 11 settembre con aggiunta dell’immancabile sexy gate sullo sfondo. Un discreto prodotto d’intrattenimento, non originalissimo ma ben confezionato e sorretto dalla prova di un grande cast. Certo, l’impegno – soprattutto in termini di scrittura – non è quello dei tempi d’oro, stritolato da esigenze “ritmiche” alla costante ricerca del colpo di scena. Stesso dicasi per il coraggio nel portare avanti la denuncia, basti considerare la brutta svolta sul finale che ridimensiona la portata dell’intero racconto. Detto questo però, non mancano anche i lati positivi tra i quali spicca, più che il lavoro d’indagine, l’affascinante ricostruzione del mondo editoriale americano. Probabilmente sovrastimato ma ugualmente confortante. Preziose, a tal proposito, le ottime prove offerte da Russell Crowe, imbolsito ma carismatico come non gli riusciva già da qualche tempo, e dalla solita Helen Mirren, esempio di classe e carattere difficilmente riproducibile (chi ne fa le spese è soprattutto la McAdams). Affleck, da parte sua, si limita a prendere appunti per il futuro.
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