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Sherlock Holmes

Regia di Guy Ritchie vedi scheda film

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La recensione su Sherlock Holmes

di degoffro
4 stelle

Incredibilmente deludente ed indigesto lo “Sherlock Holmes” griffato Guy Ritchie/Joel Silver, di nuovo insieme dopo “Rocknrolla” e fin troppo benevolmente accolto da gran parte della critica. L’ex marito di Madonna conferma di essere una meteora avendo azzeccato in carriera due film, i primi due, ma già “Snatch – Lo strappo”, pur divertente, a posteriori rivela qualche crepa. Poi è stato travolto da un insolito destino e ha fatto solo danni. Pura idiozia il remake dalla Wertmuller, “Revolver” (in tutta onestà osceno ed irritante, rimasto giustamente sconosciuto ai più) è un oggetto incomprensibile ed indecifrabile anche per chi l’ha diretto e scritto, “Rocknrolla” con l’inespressivo ed antipatico Gerard Butler surclassato dal gigantesco Tom Wilkinson è pur passabile e qua e là divertente ma in buona sostanza velleitario e replicante. Buon ultimo arriva questo pompato e su di giri “Sherlock Holmes” (già pronto il seguito, sfacciatamente annunciato dal finale aperto, come peraltro capitava con il precedente “Rocknrolla”) tutto muscoli, esplosioni, combattimenti, resurrezioni, inganni, tranelli, congiure, botte e battibecchi, più il cane di Holmes che... scoreggia (giusto per strappare una grassa risata al pubblico da multiplex, alla faccia del raffinato humor british!) Chissà perché oggi al cinema c’è questa incontenibile voglia di modernizzare/svecchiare personaggi mitici (adesso è il turno delle fiabe, e dopo Cappuccetto Rosso tocca alla povera Biancaneve). Come se le nuove generazioni non potessero apprezzare il classico così come è. “Sherlock Holmes” ha una trama ingarbugliata e fumosa che non va da nessuna parte e serve in buona sostanza a nascondere il nulla, un eccesso di duelli che portano alla saturazione, caratteri inconsistenti e superflui (qualcuno mi spieghi l’utilità del personaggio di Rachel McAdams, puro riempitivo a conferma della totale negazione del regista per valorizzare ruoli femminili di peso, praticamente assenti nella sua filmografia), un cattivo ridicolo e senza fascino (sprecare così Mark Strong, fantastico in "Rocknrolla", non è da tutti), una narrazione fumettistica e banale che si perde in troppe gratuite lungaggini (due ore e dieci che paiono un’eternità), una descrizione del rapporto di complicità tra Holmes e Watson ai limiti del patetico e dell'irritante con bisticci e litigi (in)degni persino di due fidanzatini gelosi che non riescono a stare lontani tra loro, un’ironia preconfezionata e … elementare, una regia esagitata, giocherellona e cacofonica che vorrebbe personalizzare un personaggio storico con il suo riconoscibilissimo stile convulso, aggressivo, pleonastico ed infarcito, fatto di accelerazioni, voci fuori campo, flashback, ralenti, primi piani quasi deformanti, musica invadente, fotografia sgranata, ma crea solo noia e confusione. Robert Downey Jr. è simpatico ma non al suo meglio (anche perché uno Sherlock Holmes quasi super eroe è difficile da mandar giù), Jude Law è al suo peggio. Guy Ritchie, dopo due fiaschi e mezzo (i tre precedenti titoli, tra cui metto anche “Rocknrolla” che è stato però il timido annuncio della sua ripresa commerciale) risorge come il suo Lord Blackwood, ma ricicla se stesso senza fantasia e fin troppo gongolante, appiattendosi fino ad annullarsi. Al botteghino sarà stato pure un trionfo (315 milioni di dollari in tutto il mondo) ma da un punto di vista artistico il risultato è nefasto, fastidioso, de­leterio, vuoto e rovinoso. Reduce dalla visione dell’eccellente serie “Il fiuto di Sherlock Holmes” di Hayao Miyazaki (per i miei piccoli una vera pacchia) mi trovo ancora più sconfortato ed amareggiato. Un pessimo ed ingeneroso servizio all’opera ed ai personaggi di Arthur Conan Doyle. E non è questione di essere filologi o integralisti, come ha scritto qualcuno. Meglio allora rivedersi Terence Fisher, Billy Wilder (questo sì veramente moderno, mentre l’opera di Ritchie è truffaldina e fasulla perché spaccia per nuovo ciò che in realtà è già vecchio e superato), Barry Levinson, Gene Wilder, Herbert Ross, oltre ai poco noti “Senza indizio” (gran bel film che offre una lettura davvero originale e brillante dei personaggi con un sorprendente ribaltamento dei ruoli, reso fantastico dal magnifico duo Michael Caine/Ben Kingsley) e Bob Clark (“Assassinio su commissione” con Christopher Plummer nei panni di Holmes e James Mason in quelli di Watson merita un doveroso recupero). Ma anche lo sceneggiato Rai del 1968 con Nando Gazzolo è decisamente superiore. Al confronto con questi illustri esemplari il film di Guy Ritchie fa la figura(ccia) di una di quelle barzellette raccontate dall’ormai ex premier: moscia, stupida, irricevibile ed oltremodo imbarazzante. Molti si sono divertiti, io no: sono in minoranza, pazienza. Infelice e sbagliato. Domanda: prossima tappa di Joel Silver un Nero Wolfe diretto da Michael Bay?

Voto: 4

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