Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Operazione come minimo interessante, questo Sherlock Holmes formato blockbuster (con l’anima) firmato dall’ex signor Madonna, Guy Ritchie. La cosa che maggiormente intriga nell’edizione più recente con protagonisti i personaggi creati da Arthur Conan Doyle non è tanto l’impianto d’azione messo su con l’obiettivo di riavvicinare un pubblico pigro ed abituato ai combattimenti di Never Back Down e simili, con tutto il kung fu che comprende (degne di nota le riflessioni del lottatore Holmes prima di sfoderare i colpi micidiali all’avversario), quanto la ridefinizione del personaggio di Holmes. Già ne La vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder l’iconografia doyliana dell’investigatore di Baker Street veniva intaccata dai fantasmi delle dipendenze e della debolezza: qui Holmes è un quarantenne borghese non solo amante della lotta (con le scommesse che implica), ma anche capace di restare chiuso dentro la propria camera per settimane, disposto a sottoporsi ad esperimenti che potrebbero mettere a repentaglio la propria vita e quella di chi gli sta intorno (tipo il povero cane, vittima di qualunque sperimentazione), passionale quanto basta (l’unica donna che gli fa perdere la testa è una scaltra e furba criminale, complementare a Holmes) per ritrovarsi tutto nudo ammanettato alla grata di un letto, con un cuscino a coprire le intimità (siamo pur sempre inglesi), talmente attaccato al fraterno amico Watson da tentare in ogni modo che lui non sposi l’attuale compagna, dipendente dall’alcool, da qualche sostanza strana e velatamente dal sesso.
Genio delle elucubrazioni meditative e dei collegamenti capziosi eppure tremendamente chiari, enciclopedia umana dello scibile umano, estremamente razionale da risultare anche pericoloso (la mente è sempre una grande arma), questo Sherlcok Holmes del 2000 è una riuscita contaminazione tra l’originalità di una messinscena evidentemente svelta e ritmata e un plot romanticamente retrò (nel meccanismo del giallo si inseriscono elementi magici, alchemici, portentosi – opera del mefistofelico Lord Blackwood), nonostante talora si manifesti poco equilibrio tra soggetto (che qua e là presenta qualche buco) e sceneggiatura (grandi dialoghi, specialmente quelli messi in bocca a Holmes). In questo film in cui si incontrano l’action movie, la spy story, il fantasy, il thriller, la commedia, il giallo non si può non citare l’ottimo cast sceso in campo, dal vissuto e al contempo elegante Robert Downey Jr. (che ogni volta che appare sullo schermo trasmette tutta una vita) al raffinato self control del dottor Watson di Jude Law. Bellissimi titoli di coda, classicamente pulp. Avrà un seguito, sicuro come la morte (o no?).
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