Regia di Joe D'Amato vedi scheda film
Robert Yip è solamente l'ennesimo pseudonimo utilizzato qui da Joe D'Amato - a sua volta un nome d'arte, in quanto all'anagrafe il regista romano risulta chiamarsi Aristide Massaccesi - per firmare una blanda pellicola erotica ambientata nel fascinoso e misterioso estremo oriente. Nulla peraltro di particolarmente nuovo: già l'anno precedente D'Amato (sempre come Yip) aveva licenziato i simili, per ambientazione, I racconti della camera rossa e Chinese kamasutra - Kamasutra cinese, questa volta come Chang Lee Sun. Ma non sono finiti qui, sicuramente, i nomi fasulli dietro cui il cineasta tuttofare (spesso responsabile anche di soggetto e sceneggiatura, montaggio e fotografia nei suoi stessi lavori) si ripara: il copione qui viene attribuito a un del tutto anonimo Chang Chun, e gli standard produttivi bassissimi fanno pensare che D'Amato abbia messo mano anche altrove (montaggio: Chen Miao-Chang; fotografia: Fa Hsien). Quale che sia la verità, a quei tempi il regista lavorava quasi esclusivamente nell'hardcore, sfornando una decina di titoli all'anno, ma non disdegnava di tanto in tanto un ritorno al più ambizioso cinema erotico; qui però il prodotto è talmente trasandato e grossolano da non potersi permettere alcun tipo di ambizione. Cast di interpreti completamente sconosciuti, recitazione sotto la sufficienza, accoppiamenti abbondanti, ma mai espliciti. Più che brividi, sbadigli. 1,5/10.
Racconti erotici in salsa di soia.
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