Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
"La lunga notte del '43" è un film molto triste, soprattutto perché Vancini osserva che a distanza di quindici anni dalla fine della guerra non si sono realizzate le aspettative di coloro che la combatterono "dalla parte giusta". I criminali come Aretusi e quelli che preferirono non sapere e preferirono fuggire come Villani si stringono ormai la mano, mentre le aspettative di chi come Anna sperava in un futuro migliore alla fine della guerra (probabilmente sperava che fosse legalizzato il divorzio) sono andate deluse. Il film è davvero buono, forse perfino sottovalutato e gli scorci di Ferrara ricostruiti in studio sono credibili, così come l'atmosfera cupa degli anni della guerra e la psicologia dei personaggi. Gli interpreti sono all'altezza dei rispettivi ruoli, con una menzione particolare per Cervi e Salerno, che sembra il James Stewart della "Finestra sul cortile" in versione tragica. Belinda Lee è molto bella, ma doppiata dalla solita voce standardizzata che abbiamo sentito centinaia di volte nei film degli anni cinquanta e sessanta.
"La lunga notte del '43" sceneggiato dal regista insieme a Pier Paolo Pasolini ed Ennio De Concini a partire da un racconto di Giorgio Bassani, racconta del clima terribile creatosi a Ferrara, come in tutto il nord Italia dopo l'8 settembre 1943. Anche all'interno del Partito Fascista si è alla resa dei conti: lo spregiudicato Aretusi, capo dei falchi, fa uccidere il federale Bolognesi, della fazione "moderata". La colpa dell'omicidio viene fatta ricadere sugli antifascisti che, dopo un rastrellamento, saranno trucidati di notte. Vede tutto, dalla finestra dalla quale osserva il mondo, lo storpio dottor Barillari, che assiste anche impotente alla relazione della bella moglie Anna con una vecchia fiamma, il professor Villani, dal quale si era allontanata quando questi era partito per la guerra. Tra le vittime della rappresaglia c'è anche il padre di Villani, e quando Anna andrà dall'amante per rivelargli che Aretusi è il carnefice di suo padre, questi, sconvolto dal dolore, la caccerà senza farla parlare. Dopo di che il giovane Villani partirà per la Svizzera per evitare di dover tornare a combattere. Quindici anni dopo, tornando a Ferrara per turismo con moglie e figlio svizzeri, Villani darà inconsapevolmente la mano al carnefice di suo padre e scoprirà che il dottor Barillari è morto prima della fine della guerra mentre della moglie non si è saputo più niente.
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