Regia di Grigorij Aleksandrov vedi scheda film
Questo film risale a un tempo in cui l'arte del circo non era una semplice esibizione di abilità: all'inizio del secolo scorso era, invece, la messa in scena del meraviglioso, la sfavillante frontiera del possibile e dell'immaginabile, e una finestra aperta sui sogni. In quest'opera, sotto il tendone convivono la fantasticheria romantica, il prodigio tecnologico e l'utopia politica, in un'atmosfera magica, in cui lo spettacolo che imperversa sulla pista invade tutto il mondo circostante, contagiandolo con le sue gag, i suoi eccessi e le sue stranezze. L'elemento claunesco, onnipresente, è il trait d'union con il teatro e il cinema; dal primo, l'ambiente de "Il circo" prende in prestito la commedie degli equivoci e la coreografia, dal secondo, la comica e le icone, rappresentate dal personaggio del finto Charlot. La donna volante americana – transfuga dagli Stati Uniti perché ragazza madre di un bambino nero – che trova, in Russia, successo e tolleranza, serve la causa del regime sovietico in forma più fiabesca che retorica. Intanto il gran finale sulla pista di sabbia si fonde con la parata del Primo Maggio sulla Piazza Rossa, e le canzoni d'amore sfumano nelle musiche degli inni socialisti. Aleksandrov propone l'estroso manifesto di un ideale libertario, dipinto nelle blande tinte del sentimento popolare.
Aleksandrov cura i suoi personaggi nel senso più classico del termine, ossia non concentrandosi sulla messa a fuoco dei loro tratti psicologici, bensì portando ciascuno di essi a vivere intensamente, e fino in fondo, il proprio ruolo all'interno del racconto.
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