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Segnali dal futuro

Regia di Alex Proyas vedi scheda film

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La recensione su Segnali dal futuro

di giurista81
7 stelle

Sci-fi catastrofico con spiccati riferimenti religiosi, peraltro con più di un momento criptico/esoterico (l'ultima inquadratura sull'albero, per esempio),  firmato dall'ottimo Alex Proyas, regista culto dei vari Il Corvo Dark City. Si tratta di un prodotto assai meno originale di quanto potrebbe apparire, che scardina l'idea di una realtà in balia del caos e del caso. Lo scrittore Ryne Douglas Pearson, autore del soggetto, sviluppa il tutto tramite il filtro reso dalle indagini di un astrofisico, figlio di un pastore protestante, che vede nella scienza l'unico faro che traccia le coordinate della vita. L'uomo, interpretato dal prezzemolino Nicholas Cage, si dice convinto che non vi sia niente oltre la morte e che tutto (a partire dall'universo), pur se complesso e straordinario, sia frutto di mere coincidenze. Attraverso questa base di partenza, Pearson costruisce una storia che intende dimostrare l'esatto contrario. Quanto accade nel mondo è il frutto di un qualcosa che è già stato scritto o che può esser letto grazie all'inteferenza di elementi che, dal futuro, interagiscono nel passato. Nella fattispecie abbiamo dei "borbottatori" alieni, ricordano un po' Le Creature del Buio di King, che comunicano telepaticamente a dei bambini predisposti eventi che succederanno nel futuro. Si noti l'inquadratura iniziale con una piccola ragazzina che sembra affetta dalla passione divina, con un'espressione che rimanda a chi è stato investito di responsabilità dall'alto. 

Così, a distanza di cinquant'anni da un gioco in cui degli studenti di una scuola avevano tracciato su un foglio la loro profezia sul futuro, il protagonista entra in possesso di un foglio cifrato colmo di numeri in sequenza. Attraverso un attento esame del testo, l'astrofisico si accorgerà che le sequenze sono tutt'altro che casuali. Indicano infatti date precise, seguite dal numero dei morti e dalle coordinate geografiche che identificano il luogo dei vari disastri. Ha così inizio una corsa adrenalinica per evitare gli ultimi tre eventi non ancora accaduti, con l'ultimo dei quali riportante, quale numero di morti, la sigla 33 (in realtà confusa per EE scritto al contrario).

Proyas dirige bene, sfruttando calibrati effetti speciali. I riferimenti ad altri film non mancano da Final DestinationOre 11:14, senza dimenticare Cocoon e lo stesso Dark City (i personaggi alieni ricordano gli accordatori del precedente film di Proyas). Interessante anche l'idea che si deduce dal film ovvero quella di un'umanità proveniente da un'altro e sconosciuto mondo, con un epilogo in cui gli alieni vengono quasi ad assumere la veste dei c.d. angeli del cielo e i due eletti quelle dei novelli Adamo ed Eva chiamati a popolare un nuovo mondo. Terrificante l'epilogo, che ricorda un po' Terminator 3, con un ragazzo e una ragazza che si tengono la mano mentre fuori esplode l'apocalisse. Importante ricordare la frase di congedo del film di Mostow ovvero che "L'attacco iniziò alle 18.18, proprio come aveva detto Terminator. Era il giorno del giudizio... Avrei dovuto capire che il nostro destino non era mai stato quello di fermare il giorno del giudizio, ma semplicemente di sopravvivere a esso insieme (come specie, non come singolo). Terminator lo sapeva, aveva cercato di dircelo, ma il mio subcosciente non lo voleva sentire. Forse il futuro è già scritto, io non lo so... So solo quello che mi ha insegnato Terminator: mai rinunciare alla lotta e mai rinuncerò."

Buon sci-fi anche se non innovativo, con una presa visiva di spiccatissima qualità ed effetti speciali in computer grafica notevoli.

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