Regia di Lukas Moodysson vedi scheda film
Il bravo Moodysson, realizza con "Mammoth" il suo film peggiore. Del mammuth, questo lavoro, ha solo la pesantezza. E' strano, perché il regista svedese ha sempre dimostrato un bell'equilibrio fra un cinema impegnato nel sociale, soprattutto nella capacità di ritrarre l'adolescenza, piuttosto duro e tipico del Cinema nord europeo, e un'aspirazione a un cinema più internazionale, meno chiuso nella gabbia dell'autorialità. Qui le cose gli sfuggono di mano, allunga il polpettone, perché di questo si tratta, oltre le due ore, ingaggia degli attori importanti e prova a pensare in grande. Non sarebbe nulla di male se fosse riuscito a centrare l'obiettivo, che risulta invece alquanto fumoso. C'è, ancora una volta, una storia di infanzie in qualche modo tradite, figlie lasciate in quasi totale gestione delle balie, la prostituzione minorile, la violenza familiare, ma che fanno da (piccolo) contrappasso a un amore alto borghese ovviamente in crisi, fra una fredda New York e una Bangkok tentatrice. Tutto troppo patinato, ripulito, e a tratti ricattatorio e lacrimoso. Di quel Cinema, originale e vitale, qui non c'è traccia. C'è, per fortuna, una bella regia, lui non è un cretino, ma non basta nella maniera più assoluta perché questa storia vista e stravista, possa suscitare un qualche interesse. E' un prodotto da prima serata televisiva, e ho detto tutto. Non ho ancora capito come io abbia fatto a farmi coinvolgere in questa visione. Pazienza.
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