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London River

Regia di Rachid Bouchareb vedi scheda film

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La recensione su London River

di michemar
8 stelle

Sono diversi anni che ormai, e purtroppo, i media ci tengono informati sulle tante piccole guerre sparse nel mondo e sulle relative sciagure che colpiscono popolazioni inermi solo perché minoranze oppure su atroci attentati le cui immagini su carta o in tv scuotono le nostre coscienze. Spesso queste drammatiche vicende sono lo spunto anche di riflessioni cinematografiche, raccontate con diversi stili e con più o meno enfasi, in special modo dai registi americani, che amano squarciare lo schermo con esplosioni roboanti e notevole dispiegamento di mezzi scenografici per meglio rendere l’idea. Rachid Bouchareb sceglie la via intimistica per raccontare quasi sottovoce il dramma vissuto da quelle persone che ne subiscono le conseguenze anche se si son trovate lontanissime dai luoghi degli attentati. Il regista francese, di origini algerine, narra la sofferenza di due persone diverse, lontane di nazionalità, di cultura e di colore che non si sarebbero mai incontrate se il destino dei loro figli non avesse incrociato prima le loro esistenze e poi la strada di alcuni terroristi islamici. Siamo a Londra, vero crocevia multirazziale in Europa, dove tanti giovani vanno a studiare con la speranza di tracciare il futuro migliore che speravano da ragazzi. Invece la vita di due di loro si interrompe tragicamente e la mamma di lei, bianca cristiana inglese, ed il papà di lui, nero musulmano francese, si ritrovano a cercarli senza sapere che si metteranno in cammino sullo stesso percorso, perché i due giovani si amavano e vivevano assieme. Sarà un cammino pieno di speranza, convinti che i loro figli siano da qualche parte nella grande Londra, perché quello che vediamo tutti i giorni in tv succede sempre agli “altri”, non ai noi o ai nostri parenti. Scopriranno cose nuove dei loro figli e scopriranno anche l’altro, con ognuno la sua cultura e il modo di reagire alle disgrazie.
 
Se Sotigui Kouyaté, attore maliano, esprime con naturalezza innata la filosofia di vita e le reazioni caratteriali di uomo abituato alle difficoltà dovute alla terra di origine e al colore della pelle vivendo nell’occidente, sempre diffidente e poco accogliente con i “diversi”, Brenda Blethyn commuove per il suo dolore silenzioso e represso con una recitazione sommessa che fa venire i brividi. È questo appunto lo stile scelto dal regista per esporre non il sangue e la distruzione materiale di un attentato, ma la devastazione intima delle persone che vengono colpite da un atto barbarico anche se son lontane migliaia di chilometri dal luogo dove avviene.

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