Regia di Roger Corman vedi scheda film
E' un buon dramma sul problema del razzismo nel sud degli Stati Uniti, condotto da Corman senza retorica e senza fastidiosi didascalismi (il che è una lode). Il regista della cripte e dei castelli misteriosi, infatti, non si preoccupa di dimostrare o di inculcare alcunché, ma si limita a lasciar parlare i fatti e i personaggi. Il protagonista è decisamente antipatico, perché completamente prigioniero di un'ideologia razzista, e anche perché ipocrita e vigliacco. Il suo essere anche antisemita fa vedere come certi individui siano molto ricettivi verso qualunque ideologia che comporta l'odio e il pregiudizio. In breve, il suo mestiere è il seminatore di discordia; non ce ne sono tanti in giro, ma bastano quei pochi per portare via la pace a molti. Il problema, in questo caso, è che trova negli abitanti di Caxton un terreno fertile per i loro solidi pregiudizi raziali, così solidi da far rabbrividire. Per essi sono i concetti più ovvi del mondo, che neppure meritano una discussione.
Trovo poi interessante il personaggio dell'uomo picchiato perché aveva accompagnato a scuola i ragzzi negri, il quale, per la sua forza morale e la sua coerenza, finisce per suscitare l'amore e l'ammirazione della moglie razzista, e forse la sua "conversione". Trovo anche interessante, per la sua impalpabile ambiguità, il personaggio della figlia di lui.
Il film tiene una buona tensione drammatica per tutto il suo corso, fino all'originale e indovinato finale. Corman è fuori dal suo seminato, ma si dimostra regista decisamente all'altezza.
Se la violenza sessuale - in tutti i casi - fosse punita ogni volta da una turba inferocita, verrebbe presto debellata dalla faccia della terra.
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