Regia di Roger Corman vedi scheda film
“Shame” e “The intruder” sono i titoli alternativi di questa pellicola che, nella sua terra di origine, voleva produrre l’effetto acuto e imbarazzante di un pungiglione che infilza le coscienze laddove fa più male. È spudorato il modo in cui Rodger Corman mette il dito nella piaga dell’odio razziale, spostando, una volta tanto, l’attenzione dall’effetto secondario, ossia la rivolta degli afroamericani, per concentrarla sull’origine del morbo, che è la violenta intolleranza della popolazione bianca. Il provocatore segregazionista Adam Cramer è l’araldo che dà voce agli istinti comuni ed inespressi della comunità di Caxton, infiammando quel bacino di barbarie che si cela dietro la civilizzazione, e che è la culla di tutte le dittature. Non a caso la verve oratoria di questo personaggio – magistralmente interpretato da William Shatner – si tinge, oltre che di riferimenti anticomunisti ed antisemiti, di una gestualità da caricatura hitleriana. Nella breve storia raccontata, l’integrazione non è opera della ribellione della minoranza, né della buona volontà della maggioranza: non è una spontanea conquista dell’umanità, frutto di azioni eroiche o di illuminate riflessioni, bensì un atto legislativo imposto dall’alto, e mal digerito dalla base. Una visione che getta un’ombra sinistra sulla moralità della democrazia: ciò che piace a molti, non è necessariamente la cosa migliore, né, tanto meno, la più giusta.
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