Regia di James Isaac vedi scheda film
Gli skinwalkers sono stregoni indiani mutaforma, quasi sempre lupesca. Il film in questione parla di un gruppo di “dissidenti” per nulla contenti di trasformarsi in licantropi e divorare i malcapitati, e che quindi custodiscono segretamente un bambino di sangue misto che al compimento della sua tredicesima luna, rossa per la precisione, ritrasformerà in soli umani tutti i dannati alla licantropia. Il film è dichiaratamente reazionario. La sottotraccia cristologica è invisibile solo ad un cieco, e nella “nascita” di questo messia si conservano i valori wasp e cristiani contro le diversità maledette da dio (a loro dire). Essere licantropo è esser contro la legge di dio. Purtroppo i “diversi”, inconcepibili nell’orizzonte rigidamente borghese della vita politico-religiosa americana, sono giudicati come cattivi e quindi tranquillamente eliminabili, senza più tener conto che anche la più piccola tra le minoranze ha il diritto di sussistere. Nel film i lupi mannari fanno il male, ovviamente, ma anche se fosse? Rispondono giusto ad un istinto che sorvola la dicotomia bene/male. La discussione certo non può esaurirsi facilmente. Diciamo che stando all’economia della pellicola viene da credere ai dissidenti e quindi eliminare i pericolosi licantropi. Ma ad una analisi migliore non possiamo che fare il tifo proprio per questi ultimi, molto più veri e genuini delle loro sbiadite copie umane. Sono infatti sospinti da una sessualità forte e animalesca che regala sicuri orgasmi e piaceri, al contrario di quella casta e pura della tipica concezione borghese-cattolica di famiglia. In più c’è una scena di sesso, parecchio banale, che sa però scaldare ugualmente l’umore dello spettatore, e Jason Behr si mostra nudo da tergo in forma straordinaria e statutaria, cosa purtroppo che non fanno le belle figliole ingaggiate per il film. Inoltre vagano in motocicletta, liberi come solo i riders, sradicati da casa e famiglia, senza padroni e senza lavoro. Caratteristiche queste che all’establishment puritano non vanno giù, e che diventano così i segni del malvagio, del riprovevole, dell’abominevole. Cosa che chiaramente non è. Sul piano discorsivo quindi, il film delude moltissimo. In più il film di James Isaac è talmente iperdigitalizzato, superarmato e declinato al modello matrix, con accelerazioni e pose da videogioco, da risultare non solo patetico, ma anche insostenibile sul piano formale. Ci sarà la luna piena, ci saranno la maledizione e la trasformazione, ma nulla che ha davvero a che fare con il cinema dell’orrore. Problematica tutta contemporanea l’appropriamento dell’immaginario orrorifico da parte dell’action-movie, che porterà sì il genere alle vette dei box office, ma che innesca purtroppo lo stesso meccanismo di dequalificazione del genere già accaduto con la fantascienza ai tempi di “Guerre Stellari”.
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