Regia di Livio Bordone vedi scheda film
VOTO : 4.
Esempio calzante della pochezza di un certo tipo di cinema italiano che riprende gli echi dei successi del cinema di genere internazionale, riproponendoli però in malo modo.
Qui la pochezza di contenuti e forma va di pari passo con una confusione narrativa di fondo quasi disarmante.
Parte come un dramma sul mondo dell’handicap mentale (anche qui già parte male con una presentazione molto pressappochista di questo universo con tanti, troppi luoghi comuni), ma ben presto cerca di trasformarsi in un incubo horrorifico in cui la distinzione tra realtà ed immaginazione vacilla a più non posso (che confusione).
Così il film si trasforma in una specie di “The orphanage”, tranne che la scuola viene sostituita con il manicomio, e vediamo la “nostra” imbattersi in un mostro che vive in simbiosi con questo ambiente.
Più si va avanti più cadono le braccia (alcune scene di inseguimento, per non parlare dell’incendio che divampa in un attimo sono di livello amatoriale sono davvero terribili), fino ad arrivare allo sbrigativo finale che nulla aggiunge allo sconforto generale.
Recitazione per altro di livello dilettantistico, con una Regina Orioli persa nel caos generale ed una fugace apparizione di Elio Germano.
Tutto finisce in nemmeno 70 minuti, con per giunta gli minuti finali che propongono foto d’epoca, segno che la sceneggiatura aveva ben poco da mostrare e purtroppo ci vuole anche ben poco per capirlo.
Brutto, inutile, privo di qualsiasi idea meritevole, dispiace bocciare senza appello un piccolo film nostrano, ma prima di fare un film si dovrebbe avere una sceneggiatura con un senso, con fattori importanti, soprattutto a livelli così bassi di budget, perché altrimenti le speranze di riuscita sono pari a meno di zero.
Davvero sconfortante.
VOTO : 4.
Approssimativo, in alcune parti ridicolo, fondamentalmente pretenzioso e confuso.
Ah, anche poche idee.
VOTO : N.G.
Solo un'apparizione con una mezza battuta.
VOTO : 5.
Non so se è più confusa lei o il suo personaggio.
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