Regia di Costa-Gavras vedi scheda film
Appare sempre più stanco e stordito il cinema di Costa-Gavras. Se con il precedente Il cacciatore di teste cercava comunque di ritrovare il respiro politico della sua opera migliore realizzata negli anni 70 e 80, Verso l’Eden risulta invece un’operazione sballata e fuori dalle corde del regista. Da una parte viene mostrato il dramma di un immigrato clandestino che attraversa il mar Egeo fino ad arrivare a Parigi alla ricerca di un avvenire migliore. Dall’altra invece il film punta su una dimensione quasi favolistica con reminiscenze felliniane (quella del temporale durante lo spettacolo) e maghi che appaiono come delle pallide reincarnazioni provenienti dal circo dell’autore riminese. In più c’è Scamarcio, che non si è mai visto così spaesato e il suo disagio somiglia a quello di Asia Argento in Transylvania di Gatlif. Forse l’intenzione di Costa-Gavras, al ritorno in Grecia dopo 40 anni, è quella di scoprire e viaggiare con gli occhi del protagonista realizzando il proprio Into the Wild. Il suo percorso però è prevedibile, senza stupore e tensione, simile a quello di un regista che non ha più nulla da dire, ma continua imperterrito a girare esibendo la sua autorialità.
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