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Venerdì 13

Regia di Marcus Nispel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Venerdì 13

di will kane
4 stelle

Visto che il rifacimento dello "Slasher-movie" tira, dagli con le produzioni:benchè di solito sia uno che non sia sempre convinto delle operazioni in merito, e ne giustifichi l'esistenza solo in funzione di un classico rinnovabile con nuovi linguaggi cinematografici(di ripresa, di scrittura, di ritmo,o anche di effetti speciali veri e propri), mi accingo quasi sempre a vedere le nuove versioni. Prima della nuova versione di "Nightmare", in cui l'interprete di Rorshach in "Watchmen",Jackie Earle Haley, impersonerà Freddy Krueger, vediamo cosa ci combina nel 2009 il superkiller Jason Vorhees: affidato alle mani di Marcus Nispel, che realizzò un discreto remake di "Non aprite quella porta", l'indistruttibile omicida con machete sempre a portata di mano ( e che comunque fa il proprio tristo mestiere con qualsiasi cosa riesca ad agguantare) azzera una serie lunga quasi quanto quella di 007, e riparte. Il film non è esattamente un remake dell'originale datato 1980,dato che condensa nei titoli lo spunto di quello, con la madre di Jason che insegue l'ultima preda e invece ne viene uccisa; qualche recensore cresciuto con le saghe mortifere di JV,FK e Leatherface ha rimproverato a questa nuova edizione poco sangue, a me, considerato che si assiste a quattordici morti violente, pare questo un commento fuori luogo. Semmai c'è da dire che non c'è una sola scena che non sia prevedibilissima, inclusa l'ultimissima sequenza che chiude la pellicola, con risaputo rimando alla prossima occasione.Il tedesco Nispel ci mette mestiere e quasi nessuna ispirazione, con un paio di curiose estrapolazioni da "Profondo rosso" ( tanto per cambiare nel panorama horror-thriller), quali scegliere un'attrice che si chiama Amanda Righetti, come la scrittrice annegata nell'acqua bollente di quel classico, e la trappola mortale per l'assassino, ripresa oltretutto in un modo che non può non ricordare la conclusione del film argentiano:per il resto, la solita corsa al massacro per caratteri piattissimi, personaggi traducibili come uno stuolo di mentecatti, e tutti spendibili in un calar di coltello, anche quelli che sembravano principali.

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