Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Neil Connery, fratello di 007, è un chirurgo e ipnotista di chiara fama. Una sua paziente, la giapponese Yashuko, è in possesso di preziose informazioni riservate e viene rapita dall'organizzazione chiamata Thanatos; sta al medico mettersi sulle sue tracce, sperimentandosi a sua volta come agente segreto.
Fra tutte - e sono tante - le pellicole nostrane che scimmiottarono negli anni Sessanta il mito cinematografico di James Bond scopiazzando trame, personaggi, marchingegni e via dicendo sottratti più o meno evidentemente (e più o meno lecitamente) ai copioni originali, a questo Ok Connery va riservato senz'altro un posto particolare. Innanzitutto perchè si tratta del debutto sul set, già in veste di protagonista, di un interprete fisicamente piuttosto simile a Sean Connery, appunto il popolare 007: e qui parliamo di Neil Connery, che altri non è se non suo fratello (!); inoltre il personaggio a lui affidato si chiama esattamente Neil Connery, tanto per rimarcare la parentela celebre, e per non perdersi l'attenzione anche del pubblico più assonnato e distratto, il cognome viene infilato pure nel titolo del film: bingo! Che poi la trama non sia niente di che, anzi si tratti del solito pasticcio di azione, avventura, controspionaggio risibile e buoni sentimenti generici con lieto fine d'ordinanza, è abbastanza scontato se non inevitabile, data la destinazione del prodotto. Ma più che i contenuti e prima ancora della regia (di Alberto De Martino, esperto di b-movies) è interessante notare il casting, che mette in campo svariati 'reduci' dalle pellicole del vero James Bond: non solo Adolfo Celi e Daniela Bianchi (e già non è poco di per sè), ma anche dei 'mitologici' Bernard Lee (M, il capo di 007) e Lois Maxwell (miss Moneypenny, la sua segretaria). Per essere una produzioncina italiana a budget ristretto, non si può certo dire che si sia lesinato sugli attori; compaiono inoltre Franco Giacobini, Guido Lollobrigida, Anthony Dawson, Yachuco Yama; la sceneggiatura è accreditata a Paolo Levi, Stefano Canzio, Franck (sic) Walker e Stanley Wright, questi ultimi due probabili pseudonimi dietro cui si nascondono italici mestieranti. Musiche di Morricone-Nicolai che scimmiottano il ben noto tema di 007; De Martino aveva cominciato a girare peplum all'inizio degli anni Sessanta: alla fine del decennio era indaffarato fra spaghetti western e spy stories di siffatto calibro. 3,5/10.
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