Regia di Joe Wright vedi scheda film
VOTO : 6,5.
Con questo “The soloist” Joe Wright abbandona i film in costume (dopo i buoni riscontri di “Orgoglio e pregiudizio” e, soprattutto, “Espiazione”) e si tuffa nell’attualità portando su grande schermo un libro che vede al suo centro le vicende di due personaggi particolari (e ricchi di aspetti) affrontando temi che spaziano dal disagio psichico, alla povertà, al talento artistico, alla solidarietà.
Quello che ne viene fuori è un film particolare che rifugge soluzioni scontate con coraggio anche se alla storia manca un colpo d’ala che aiuti a rendere più valoroso un complesso che comunque funziona egregiamente anche così.
Steve Lopez (Robert Downey jr.) è un giornalista che si imbatte in Nathanial (Jamie Foxx) un senza tetto dotato di un talento musicale incredibile, ma anche condizionato da un pesante disagio mentale.
Steve cerca di aiutarlo ed entra così in contatto con il mondo degli homeless, ma i suoi tentativi dovranno fare i conti con la schizofrenia di Nathanial che nei momenti delicati finirà con il complicare le cose.
Al film va dato atto di aver affrontato un mondo che quasi sempre il cinema americano nemmeno considera come la povertà che condiziona sempre più persone e lo fa perseguendo una storia a due che regala momenti intensi senza scadere in clamorosi buonismi, anzi.
Il duetto tra Foxx (era da qualche anno che non aveva modo di esprimersi in modi così convincenti) e Robert Downey jr. (assai più misurato, per non dire felicemente insicuro, di quando faccia ultimamente) caratterizza tutto il film, sfruttando le doti attoriali dei due, messe al servizio di un contesto lontano dalla patina hollywoodiana (sarà che siamo a Los Angeles, ma lontani dal glamour).
Ecco forse la storia poteva elevarsi maggiormente, infatti, se l’operazione ha una sua piacevole integrità, paga anche la mancanza di veri e propri momenti topici, non tanto per l’assenza di occasioni quanto per una valorizzazione non completa delle stesse.
In ogni caso, poco male, perché il film si può definire una scommessa vinta, perché ci parla di un’altra faccia dell’America raccontando di un rapporto umano tanto difficoltoso, quanto spontaneo e senza utilizzare retorica spiccia.
Strano, non del tutto riuscito, ma intrigante.
VOTO : 6,5. Cambia completamente ambientazione rispetto ai suoi primi due film facendo scelte non facili. Gli manca il colpo d'ala per rendere più meritevole la sua prova, ma per quanto si vede merita comunque considerazione in quanto si presta a raccontare temi non facili senza scadere nella retorica spiccia.
VOTO : 6/7. Soprendente, perchè cambia completamente registro rispetto alle sue prove più recenti risultando credibile e umano.
VOTO : 6++. Aggiunge al film la sua collaudata professionalità, seppur in un ruolo secondario è sempre un piacere vederla in scena.
VOTO : 7. Finalmente un bel ruolo, va bene che il disagio psichico si è visto tante volte al cinema e tanti attori ci hanno sguazzato alla grande, ma lui, assieme al suo personaggio riesce a dar vita a sensazioni forti.
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