Regia di Giovanni Fasanella, Gianfranco Pannone vedi scheda film
Partendo dalle pagine di un libro scritto a quattro mani con il giornalista Giovanni Fasanella (pubblicato da Chiarelettere), il regista Gianfranco Pannone travasa le testimonianze ottenute in merito ai primi vagiti delle Brigate Rosse in un documentario che mira soprattutto a ricostruire la vicenda di quello che, genericamente, veniva indicato come "l'appartamento". Si tratta dell'abitazione di Reggio Emilia - città medaglia d'oro per la Resistenza, sempre guidata da giunte rosse e dove il PCI raccoglieva i tre quarti dei voti - presso la quale, alla fine degli anni Sessanta, si riunivano Alberto Franceschini e gli altri futuri membri delle BR.
Il documentario che ricostruisce quell'epoca è tanto accattivante sulla carta, quanto abborracciato nella realizzazione: brandelli di interviste, ampie riprese di conversazioni in trattoria tra "reduci", qualche foto d'archivio costituiscono il repertorio pauperistico al quale attinge il documentario. Un vero peccato che la confezione sia tanto svogliata, giacché gli spunti per una riflessione non banale non mancherebbero: dal sogno tradito della Resistenza, passando per i cinque morti provocati dal governo Tambroni, quando il MSI entrò nel governo, fino a questioni cruciali come quella della distinzione - tutt'altro che sottile - tra lotta armata e terrorismo, l'antagonismo tra sinistra radicale e Partito Comunista e il ruolo fondamentale giocato dalle cooperative rosse, che fin dagli anni '60 costituivano la più radicata ragione di tentativo di attracco al governo da cui sarebbe poi derivato il compromesso storico. Gli autori non fanno mistero della loro posizione e il documentario si chiude, non a caso, con la voce deformata di uno dei tanti che non hanno voluto offrire la loro testimonianza. Che, dunque, viene demandata soltanto a chi nel frattempo si è dissociato.
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