Regia di Henry Selick vedi scheda film
Coraline Jones è una smorfiosetta spernacchiante e lentigginosa che si irrigidisce facilmente come la sua bacchetta da rabdomante, si tinge le unghie di blu (un’idea degli autori perché, così, fa’ tanto funesta ribelle?), è terribilmente annoiata e non sa cosa fare nella casa “nuova” di 150 anni dove la famiglia si è trasferita.
I genitori non hanno tempo da dedicargli, la madre porta il collare in seguito a un incidente e il padre scrive a capofitto al computer un catalogo da giardino; la prima dovrebbe dedicarsi alle pulizie, il secondo alla cucina (ma quello che porta in tavola si limita solo a dello schifosissimo porridge e ad altra roba che chiama gelato e che, tuttavia, assomiglia più alla melma).
Un giorno, scorazzando qua e là per la grande abitazione, la bambina attraversa una porta segreta e scopre una versione alternativa alla sua uggiosa esistenza…
Diretto da Henry Selick, il regista di “The Nightmare Before Christmas”, “Coraline” si mette in evidenza per la notevole somiglianza (anche troppo spiccata) nei confronti del suo predecessore, grazie alla tipologia dei personaggi animati e delle altre creature od oggetti. Per il gusto sottilmente macabro, visto che, sulla sigla d’inizio del film, si mostra lo smembramento di una bambolina con tanto di fuoriuscita dei fili che la tengono insieme e spezzettamento delle imbottiture esibito in modo un po’ osceno e sconveniente (si preferisce smembrare dalla bocca e si decide di palesarlo). Per le atmosfere lugubri, poco illuminate e deprimenti.
I personaggi, disegnati sempre con evidenti arti oblunghi, stancano un po’. Possono risultare innovativi e simpatici per la durata di un lungometraggio (cfr. il “Nightmare” di prima), ma poi si dovrebbero concepire idee nuove. Anche in “Coraline” ci stanno le zucche “alla halloween”, pure se confinate in un bellissimo giardino rigoglioso (ripreso sempre di notte, per carità, non venisse l’idea di far vedere un raggio di sole! Quello ce lo lasciano alla fine, per farci capire con sterminata arditezza che tutto è andato bene).
L’intento di tale Selick è così avventatamente esoterico che, per raffigurare il pozzo d’acqua, non ci risparmia neppure un cerchio uguale a quello dell’entrata della Loggia Nera di TwinPeaksiana memoria. Ci sta pure un teatro quasi metafisico come in “Mulholland Drive”. Saranno citazioni (in)volontarie, mancanze di spunti?
E non si può fare a meno di continuare a citare altre preziose fonti: a parte Wybie (diminutivo di Wyborne o di “Why were you born”) Lovat, il ragazzino motorizzato e “telescopico” che rimane al fianco di Caroline (un errore di scrittura da parte degli autori pare che abbia fatto sì che il nome definitivo restasse Coraline) e l’incredibile Bobinsky (o Mr. B), che fa lavorare i topi salterini nel “Circo Balzatopo” dando loro in pasto un formaggio particolarmente vitaminico, le due vecchiette vicine di casa (Miss Forcible e Miss Spink) non possono che rimandare, per forma e caratterizzazioni, alle indimenticabili (quelle sì) anziane di “Arsenico e vecchi merletti”.
Le prime litigano sul tipo di thè da servire e hanno una collezione di teste imbalsamate per ogni cane avuto. Le altre erano amabili esecutrici mortali di dodici cadaveri di anziani uomini soli. Se vogliamo trovare un messaggio di facile fruizione per i più piccoli dobbiamo, insomma, andare a ritroso fino al film di Capra. Le Miss del cartone animato sono indistinguibili e anonime come tutti gli altri personaggi secondari e non hanno molto da comunicare.
Troppo simile al “Mago di Oz” e ad “Alice nel paese delle meraviglie”, sia come spunti che come trama, l’altro mondo si differenzia da quello vero perché al posto degli occhi i personaggi hanno dei bottoni (paradosso per descrivere che i genitori potrebbero amare anche senza occhi o un segno di rilancio per l’industria del tessile/abbigliamento? Il dubbio rimane). Oltre la porta magica sarà anche tutto più bello e profumato, ma si sono dimenticate le emozioni e la creatività.
E’ difficile spacciare un film per originale quando si va a vedere la somma dei riferimenti e degli spunti cinematografici presi da altre pellicole. Una trama che si dichiara “intelligente” si ritrova a essere un riciclo di altre più sicure e fidate.
Le musiche sono di Bruno Coulais (autore della colonna sonora di “Les choristes”), il quale compone melodie ombrose e minacciose come quelle di Denny Elfman; anche in questo caso non si da’ spazio a sperimentazioni sonore e quasi tutto risulta prevedibile e fotocopiato. Le arie più divertenti, simili ai suoni del carillon, ci immergono in immagini meravigliose e son prese pari pari dal mondo di Tim Burton.
“Coraline” è il primo film d’animazione ad alta definizione in 3D girato in stop-motion. Straordinarie le tecnologie a disposizione attraverso le quali tutto diventa ancora più magico e coinvolgente. La rivoluzionaria visuale fa saltare per davvero i bottoni fuori dalle orbite viste le sfumature a cui si è prestata attenzione! E’ tanto se dovessimo disquisire di tecnica, troppo poco per poter parlare di Cinema.
Il resto è tutto così schematico che manca il tempo per affezionarsi ai personaggi principali e potersi beare dei colori e delle immagini che fuoriescono dallo schermo. Se incasserà e porterà gente al cinema saremo tutti più contenti ma preferiremmo avere a che fare con prodotti freschi e non presi impolverati dalla soffitta di “Pink Palace”.
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