Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
Una trama noir ben congegnata ma tinta di rosa è il segno cromatico distintivo del caper movie (il cosiddetto giallo-rosa). Se l’esempio classico è Caccia al ladro di Alfred Hitchcock, il film che aggiorna il modello agli anni 60 e di fatto codifica tardivamente questo genere trasversale è Il caso Thomas Crown di Norman Jewison. Duplicity, opera seconda di Tony Gilroy fattosi notare con Michael Clayton, annuncia sin dal titolo la teoria di doppi e tripli giochi di cui è disseminata la sceneggiatura del film. Due ex agenti segreti al servizio di potenti magnati dello spionaggio industriale tentano il colpo della loro vita ai danni dei rispettivi committenti, ma ovviamente qualcosa non quadra. In omaggio al genere, il regista gioca con lo split screen tentando di insinuare qualche sospetto sulla fragilità delle alleanze in campo. Nonostante l’innegabile alchimia della coppia Owen-Roberts, Gilroy non riesce a personalizzare il genere com’era accaduto invece a Steven Soderbergh con la trilogia di Ocean. Gilroy di suo ci mette delle frecciatine anti multinazionali che però non risultano molto convincenti. Il divertimento, nonostante tutto, è garantito, ma dato il potenziale divistico in campo era lecito attendersi qualcosa in più.
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