Regia di Patrick Lussier vedi scheda film
Sconfortante. Anonimo. Irrilevante. Queste le prime parole che mi sono venute in mente all'uscita dalla sala. E ci aggiungerei pure "grottesco" se penso alla massiccia campagna promozionale che ha accompagnato l'uscita del film, da una locandina che campeggiava praticamente ovunque (muri, riviste, cartelloni stradali) ad un trailer invasivo come pochi altri. E dietro tutto questo, un filmetto che è davvero poca cosa. Adesso non è il caso di far gli apocalittici, non è il peggior horror mai visto o cose del genere, s'è visto di peggio, ma l'interesse che può suscitare non supera quello di un comune prodotto di cinema di genere, anche perchè la pellicola trasuda estetica e situazioni da B-movie (e neanche dei migliori). E poi c'è questo discorso, che comincia a farsi ricorrente, del 3D. Parliamone, senza pregiudizi, usando il criterio del buon senso, fermo restando che la tecnologia nessuno la può fermare, anche qualora (per assurdo) facesse più danni che benefici. Io credo di aver visto tutti quei film che sono stati proiettati in Italia con il sistema 3D. Non che siano stati molti, forse 4 o 5, ma, avendoli visti tutti quanti, credo di poter fare un primo bilancio. Intanto il 3D ha il potere di esaltare le immagini dei cartoni animati, rendendone percepibile, senza sbavature, il senso della profondità. E la cosa funziona anche in un film come "Viaggio al centro..." che non è un cartoon, ma vi può essere assimilato dato anche il pubblico a cui si rivolge e la struttura stessa del racconto. Personalmente, l'ultimo film in 3D cui avevo assistito era "Mostri contro Alieni" che, indipendentemente dalla storia che è comunque carina coi suoi numerosi rimandi ai classici della fantascienza, è uno di quei casi in cui il 3D funzionava egregiamente e ne usciva esaltato quello che qualcuno, con felice intuizione, ha definito il "sense of wonder". Invece nel caso di "San Valentino di sangue" il risultato riesce ad essere perfino irritante e in certi momenti ti verrebbe voglia di farli a pezzi quegli occhialetti. Sì, perchè quella fastidiosa sensazione che affiorava qua e là anche in "Viaggio al centro...", qui dilaga in tutta la sua forza negativa: mi riferisco a quel deprecabile effetto-buio che la visione in 3D determina ed impone a chiunque fruisca dei terribili occhialetti. Funziona così: che appena uno inforca gli occhiali, sul suo sguardo cala una specie di filtro che pare immergere lo schermo in un buio che rende "notturna" ogni scena anche se girata in pieno giorno. Irritante, se uno (come me) non ci si abitua. E dopo un'ora e mezza di questo buio che avvolge i personaggi al punto che in certi momenti stenti perfino a riconoscerne i tratti, sei pronto a mandare a quel paese l'inventore di quei maledetti occhialetti. Facezie a parte, il problema è che -evidentemente- la tecnologia del 3D ha raggiunto per l'animazione livelli molto suggestivi e soddisfacenti, mentre per i film con attori in carne ed ossa, la strada è ancora in salita. Senza contare poi il problema che sta alla base di tutto e che è perfino imbarazzante nella sua ovvietà. E cioè che il 3D può solo aggiungere "spettacolarità" ad un buon film, dotato di valida sceneggiatura e contenuto dignitoso, mentre al contrario spesso (come nel film in oggetto) si vorrebbe porre il 3D al centro di tutto. E allora vediamo cosa resta di questo film, una volta sfrondato della sua veste esteriore tridimensionale. Si tratta di una pellicola attaccabile sotto molti aspetti. Prima di tutto una sceneggiatura banale che ripropone per l'ennesima volta il tema del killer "resuscitato" che torna dal passato per seminare terrore e vendetta tra i cittadini di una tranquilla comunità. A questo aggiungiamo attori (tutti) decisamente mediocri alle prese con una recitazione da filodrammatica e con triti espedienti narrativi di fronte ai quali ogni abituale frequentatore del genere non potrà trattenere gli sbadigli. Ciò che vorrebbe essere -sfruttando con plateale cialtroneria le possibilità visive offerte dal 3D- terrorizzante al massimo livello, risulta invece forzato, pretestuoso, invadente, al punto che tutte quelle punte di piccone che fuoriescono dai crani alla fine suggeriscono l'idea di un allegro circo un pò coglione. Insomma quello che dovrebbe essere spaventoso alla fine è buono solo per qualche coppietta che al sabato sera va in cerca di "brividini" (wow!) nelle ultime file di una sala. Giuro che mi ero preparato un lungo discorso sullo stato di salute del cinema horror, ma per stavolta ve lo siete risparmiato, perchè porterebbe via troppo spazio, ma la prossima volta non la scamperete, siete avvisati. Posso però sintetizzare in due parole ciò che alla prossima occasione proverò a "sviscerare". Cioè che a salvare l'horror da derive deprecabili come in questo film, saranno quei registi di matrice "tarantiniana" (da Roth a Rodriguez) che sanno iniettare dosi robuste di ironìa, oppure i "western del delirio" come quelli di Rob Zombie, o anche horror "metafisici" inquietanti-affascinanti come "The Strangers". Tutto, ma per favore, vi prego, risparmiateci gli stereotipi da macelleria slasher. Chiedo scusa a chi andava cercando lumi sul film, e invece si è beccato chiacchiere che parlavano d'altro. Ma d'altra parte su un film così "povero" di tutto, non si poteva certo (come si usa dire) "cavar sangue dalle rape". Quell'effetto terror-realistico in 3D tanto strombazzato, (tipo fiamme ed oggetti "vomitati" sugli incauti spettatori), è tutta fuffa, specchietti per le allodole. Ma, per carità, se siete di bocca buona, accomodatevi pure, che c'è posto. Una cosa sola, l'unica che valga la pena di segnalare: la presenza di un volto-icona dell'horror anni '80, il mitico Tom Atkins.
PS: ho voluto leggere le recensioni su tre noti siti di cinema, tutte all'insegna dell'entusiasmo. I casi sono due: o qualcosa mi sfugge (forse dovuto all'età che avanza), oppure su questi siti fanno scrivere troppi ragazzini senza esperienza.
Voto: 5
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