Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Tanto rumore per nulla.
Alcune megaproduzioni si segnalano precipuamente per gli effetti speciali, meglio ancora se questi rendono sconvolgenti disastri (sul Tubo, i video reali di tsunami hanno sempre visitatori a 6 cifre).
A 2012 quindi non chiedo di descrivermi il rapporto tra il protagonista e il padre, né come si è sviluppato il suo Io e il super-Io. Voglio solo mi lasci a bocca aperta di fronte all’Immane.
Furbamente, il trailer e la locandina di 2012 mostrano onde gigantesche che scavalcano le cime del Tibet. Questa bella scena (immane, sì) dura 3 secondi, ed è più o meno tutto quel che avrete dal film in termini di fiato sospeso. L’altro unico colpo di coda è l’enormità delle navi (le Arche di Noè).
Tutto il resto è reso prevedibile, scontato e quindi ridicolo dalla compresenza di Cusack.
Esplode Yellowstone? Non importa: finché lui è lì, non può succedere nulla di grave. Hai voglia a far crollare viadotti, franare piste di decollo, implodere grattacieli: lui e i suoi protetti se la caveranno sempre, sia pure di mezzo soffio. In altre parole, in questa pellicola c’è un Grande Assente: il pathos.
I comprimari sacrificabili ce l’hanno scritto il faccia, che faranno una brutta fine (il pilota russo, il fidanzato dell’ex moglie del nostro…): per loro puoi recitare il requiem un mese prima dei terremoti e delle inondazioni. Non un cattivo che sopravviva, non un vero buono che muoia (Harrelson è abbastanza svanito e rompicoglioni per morire senza lacrime). Dovremmo forse commuoverci all’estremo sacrificio dell’oligarca russo? No, non basta.
È un film che non basta. Per carità, non è che sia sgradevole, ma è un topolino partorito dall’elefante. La sua colpa principale non è quel che mostra, bensì quel che prometteva di mostrare, tradendo poi la nostra fiducia alla prova dei fatti.
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