Regia di James Cameron vedi scheda film
Altro film eccezionale di Cameron, capace di emozionare con una vicenda epica messa in scena con una ricchezza visiva da incanto. Oltrepassa limiti considerati insuperabili ed entra nella storia del cinema (quello bello).
Che a distanza di quasi 10 anni si cerchi ancora di far passare Avatar come un buon film uguale a tanti altri, senza riconoscerne la sua eccezionalità, mi sembra assurdo. Mi sembra assurdo che non ci si renda conto che prima di Avatar non si era visto niente di simile, e tutt'ora non è ancora uscito un film che sia riuscito ad eguagliare la sua potenza visiva. È un film che ha segnato chiaramente un punto di svolta, che ha aperto a scenari inimmaginabili e che, piaccia o no, è ormai storia del cinema. Ma ancora più che storia del cinema, è storia DI cinema. Di cinema vero però, di quello che ti fa sognare ed emozionare. E James Cameron non voleva fare altro che questo, il suo cinema semplice come contenuti ma grandioso a livello visivo. Ma semplice non significa banale, come è stato accusato di essere questo film. Banale è qualcosa di superficiale e di approssimativo, e quindi qualcosa anni luce distante dall' opera di Cameron. Avatar voleva mostrare qualcosa che non si era mai visto e oltrepassare i confini di ciò che è stato, per proiettarsi verso ciò che sarà. In pieno stile Cameron, che prima di essere un regista è un pioniere, un avventuriero, che inventa e sperimenta, supera e rivoluziona. Anche rischiando, ma senza guardare indietro. Un uomo che per i seguiti di Avatar per girare alcune scene ha toccato il punto più pronfondo della fossa delle Marianne, e che anche in passato, in ogni suo singolo film, ha messo tutto sé stesso. Certo, i suoi film sono costruiti in modo da incassare cifre da capogiro (Avatar è il film che ha incassato più nella storia del cinema, 3 miliardi, superando proprio Titanic), ma è solo la conseguenza di un lavoro enorme che precede il rilascio dei suoi film. Non facciamo passare Avatar come un film gradevole e di intrattenimento come ce ne sono tanti altri, perché non è così. È inutile cercare di sminuire un film che è frutto di oltre 10 anni di lavoro, di ricerca, di creazione. Cameron crea, mentre la maggior parte dei registi che hanno girato film che dovrebbero avvicinarsi ad Avatar, semplicemente si limitano a "fare". Non dimentichiamoci che Cameron ha lavorato ad Avatar dal 1996, prima ideandolo (e ripeto, a proposito di idee, che Avatar ne è pieno, altro che banale. E le idee non sono solo narrative.), poi sviluppandolo passo dopo passo. Creando un mondo, un pianeta, e con esso le sue piante, i fiori, ogni animale. Un esplosione di colori, di immagini, di idee. Tutto lascia a bocca aperta. Il fatto che gli indigeni vivano dentro un albero immenso, un "Albero-Casa", simbolo del legame spirituale con la natura è geniale, e la scena in cui marines la radono al suolo e fanno una strage degli indigeni, è da brividi. E persino il viscido esecutore del gesto inumano, osservando lo "spettacolo" dalla base principale, non può che rimanere anche lui senza parole, e un briciolo di umanità per un attimo lo scuote. Perché Cameron non scherza, il film è ANCHE di intrattenimento, ma non è stupido, non è banale. Cameron è schifato dal genere umano, ne è spaventato, ne prende le distanza. Probabilmente si sente anche lui, come il protagonista, un reietto, un alieno tra gli umani, ed è chiaro quale posizione prenderebbe in questo conflitto immaginario. La stessa di Jack Sully, che capisce di non poter restare a metà strada e che deve diventare qualcuno, e non restare nessuno. Il finale, in questo senso, con lui che abbandona le spoglie del suo corpo umano per diventare un Na'vi, è bellissimo e poetico (e il fatto che lui non possa camminare è fondamentale e sottolineato più volte da Cameron). Il legame tra gli indigeni e gli animali è altrettanto bello, con le loro trecce dei capelli che si uniscono a quelle dell'animale creando un legame simbiotico. E poi, Jake Sully, si innamora, non solo della natura, ma anche (chiaramente) di un'indigena. Ma Cameron sviluppa questa storia d'amore, senza melassa, ma anzi donando maggior respiro epico ad un'avventura già abbondantemente epica di suo. E poi ogni luogo, dalle isole sospese per aria solcate da cascate alle foreste, tutto sembra magico e distante ma allo stesso tempo realistico e credibile. L' intento di far immergere in quel mondo riesce totalmente, addirittura viene inventata una lingua per il popolo dei Na'vi. La sceneggiatura non prevede né colpi di scena continui né vuole prevederli, è lineare, ma non conta solo ciò succede ma anche come succede, e Avatar riesce ad emozionare mettendo in piedi situazioni già viste in altri contesti, facendo però vivere un'esperienza unica, in modo nuovo. Un film che riprende le tematiche care a Cameron: il futuro, la tecnologia, la difesa dell'ambiente, argomento che gli sta molto cuore e si vede (la sua passione soprattutto per il mare non è un segreto). A proposito di tecnologia, Cameron si addentra nella strada del 3D utilizzando un' apppsita camera digitale in alta definizione e sviluppa il sistema del "motion capture" in modo impressionante, dando vita e respiro agli essere viventi più improbabili. Eccezionale anche la fotografia pet il quale il film ha vinto l'Oscar, bellissima la colonna sonora del grande James Horner. Avatar è quindi un film maestoso e grandioso, emozionante, con un messaggio e una storia primitiva e vecchia come il mondo, messa in scena in modo ancora oggi incredibile. Un "Pocahontas" qualsiasi insomma.
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