Regia di James Cameron vedi scheda film
Avatar è uno di quei film destinati fin dal primo giorno di uscita in sala a fungere da spartiacque, da pietra miliare. La meraviglia che suscitano le immagini, gli effetti speciali, l'iperrealismo di un mondo inventato, l'innovatività delle soluzioni visive prenota al film di Cameron un posto d'onore nel Pantheon del cinema di tutti i tempi. Eppure davanti a tanta succulenza di forma c'è da rimanere sbigottiti davanti alla pochezza dei contenuti. La storia è una fiaba ecologista in cui i cattivi del pianeta Terra invadono un altro pianeta (Pandora) nel quale hanno individuato risorse da sfruttare. All'uopo, mandano, sotto le mentite spoglie di un avatar (corpo identico a quello degli autoctoni, mente comandata a distanza e un termine, avatar, che viene dal sanscrito e sta proprio per "incarnazione") un ex marine paraplegico (Worthington) che deve convincere con le buone il pacifico popolo dei Na'vi (umanoidi ripresi con la tecnica della performance capturing) a lasciare il proprio territorio. Ma siccome il marine si innamora sia di una ragazza che della cultura locale, ci ripensa e i terricoli, a quel punto, devono ricorrere alle maniere forti.
Sembra di rivedere un filmino western con le pacifiche popolazioni indiane (ascoltate gli idiomi e ditemi se non sembrano voler riecheggiare quelli dei pellerossa) strapazzate dai cattivissimi bianchi, al più una versione aggiornata di un film che sta tra Pochaontas, Soldato blu, Il piccolo grande uomo e Balla coi lupi. Davide contro Golia, insomma, con esito finale scontato anche se al prezzo di ingentissime perdite. La summa di tutti gli effetti speciali possibili, dunque, intrisa di uno spiritualismo d'accatto. Se l'anno successivo Nolan avrebbe dato un'ulteriore svolta con Inception, scivolando su un eccesso di ambizione con un film che vuole volare troppo alto, il difetto maggiore del film di Cameron è l'opposto: quello di voler essere nazionalpopolare a tutti i costi.
Premio Oscar 2010 a Mauro Fiore per la migliore fotografia, a Rick Carter, Robert Stromberg e Kim Sinclair per la miglior scenografia e a Joe Letteri, Stephen Rosenbaum, Richard Baneham, Andy Jones per i migliori effetti speciali.
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