Regia di James Cameron vedi scheda film
Un plastico tripudio di computer graphics, in cui Tarzan incontra Starship Troopers, fa da psichedelico sfondo ad un’ingenua favola inneggiante all’amore per la natura e alla pace tra i popoli. Il canovaccio, classico e na?f, della lotta tra il bene e il male viene qui spinto oltre i limiti, gonfiato da un romanticismo universale che lo fa gloriosamente veleggiare in un paradiso-inferno in grado di abbracciare miti pagani e incubi tecnologici. La visionarietà primordiale dei culti panteistici tribali si mescola così con quella avveniristica degli umanoidi telecomandati col pensiero, in una turbinosa trasmigrazione di anime che scatena battaglie cosmiche, ma poi si chiude sommessamente sul consueto e vissero felici e contenti. Questo film è uno sfarzoso contenitore in cui il cinema è rappresentato per intero, dalla grandiosità del kolossal al languore del mélo; tuttavia lo scrupolo enciclopedico è troppo supino ai canoni per poter dar vita ad un omaggio artistico che si rispetti. D’altronde, la voglia di novità appare come un’energia che preme furiosamente per uscire, ma poi si incaglia in un terreno irto di vezzi estetici e plateali stereotipi che fanno davvero poco onore ad un’impresa tanto ambiziosa. L’abbandono all’ispirazione poetica sembra qui costantemente impedito da una ferrea ed austera diligenza da chiosatore, che rigorosamente cita e riproduce, e reinterpreta solo sul piano strettamente formale: ecco perché in quest’opera ci sembra, per esempio, di vedere, a tratti, il film che a suo tempo avrebbe girato Ishirô Honda se solo avesse conosciuto i transformers ed avesse avuto a disposizione le tecniche di animazione digitale. Il principio di Avatar è insomma quello della magnifica ripetizione, che concepisce l’intrattenimento popolare come un mantra dagli effetti ipnotici e l’impegno sociologico come una filastrocca dai toni epici e dai ritmi orecchiabili. La firma di Cameron è quindi quella di una mano esperta e fortunata, che sa come pescare nel già visto, dando un lustro moderno ed alla moda ai pezzi d’antiquariato più riconoscibili ed acclamati.
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