AL CINEMA
Nel 2154 la nostra terra sarà afflitta da così impellenti problemi energetici, da spingere studiosi e scienziati a costituire una colonia permanente su un pianeta verdeggiante ribattezzato Pandora, e percorso da meravigliose foreste pluviali abitate da esseri viventi di ogni specie.
Quello che interessa alla compagnia interplanetaria RDA, è lo sfruttamento di un particolare cristallo ferroso di cui il pianeta alieno è assai ricco.
Nonostante l'ambiente molto adatto a fauna e flora, l'aria del luogo non si integra con le caratteristiche del corpo umano, e ciò costringe i nuovi coloni ad indossare maschere protettive, oppure a creare una sorta di esseri ibridi creati in laboratorio, che mescolino geni umani con quelli dei nativi umanoidi, chiamati Nàvi. Degli avatar in grado di integrarsi coi nativi per studiarne usi e costumi, in modo da utilizzarli per garantire il buon fine della missione.
Uno dei primi tra questi avatar viene modellato col DNA del militare rimasto infermo in campo di battaglia, conosciuto come Jake Sully (Sam Worthington).
Prima ancora di lui, la scienziata Grace Augustine (Sigourney Weaver), aveva già tentato con un cauto successo di integrarsi tra i Nàvi, per studiarne connessioni scientifiche con la razza umana, e per comprendere la connessione profonda, di tipo spirituale, che lega quel popolo umanoide con l'intero ambiente circostante.
Jack dovrebbe tentare di integrarsi tra i Nàvi per cercare di persuaderli a trasferirsi in un luogo distante dai giacimenti ferrosi che fanno gola alla spregiudicata società interplanetaria.
Ma, nell'integrarsi con quello strano popolo dalla pelle azzurra, il giovane troverà, oltre all'ebbrezza del ritrovato uso degli arti, anche l'amore , rappresentato dalla bella e fiera cacciatrice Neytiri (Zoe Saldana), figlia del gran capo del villaggio di Pandora.
La circostanza farà sì che il giovane militare si unisca alla causa dei nativi, e si porti in prima linea per la battaglia finale che opporrà il popolo dei nativi, e le altre creature alleate del pianeta, alla furia di una umanità spregiudicata e avida più che mai.
James Cameron torna alla regia dopo più di un decennio dal suo precedente successo straordinario rappresentato dal campione assoluto del box office rappresentato da Titanic, e lo fa con una favola ecologica che, forte dell'enorme budget a disposizione, e degli accattivanti effetti 3D che alla fine del primo decenni tanto andavano di moda nelle sale dedicate ai blockbuster a larga diffusione, si rivela in grado di superare addirittura i record dell'eccelso e notissimo film precedente.
A circa tredici anni dall'uscita di Avatar, il film ritorna nelle sale per rinfrescare i molti fans della saga in atto, a poco meno di tre mesi dall'uscita dell'atteso sequel.
E la visione di Avatar, trascorso tutto questo tempo, rende il film oggi ancora più interessante, vitale e pertinente alla drammatica situazione geo-politica che caratterizza questa contemporaneità di pianeta sempre più in guerra, sempre più piegato da crisi energetiche e da speculazioni che arricchiscono i già ricchi, rendendoli ancora più potenti e privilegiati, e piegano e sottomettono ancor di più la massa già succube dei primi.
James Cameron affronta l'approccio con una madre natura leale e rigorosa, ma mai traditrice, con un approccio solenne che non guasta mai né mai rischia di sfociare nello stucchevole.
La natura è madre ed ispiratrice dei sentimenti che i nativi riescono a percepire con un legame che inizia con un approccio fisico (tramite la punta della loro lunga coda di capelli) e si trasforma in un approccio mentale che sintetizza un'armonia così intima che non può che sfuggire alla grettezza umana.
L'atteggiamento così critico di Cameron nei confronti di una civiltà umana, tipicamente concepita di evidente stampo made in Usa, così grettamente avida e guerrafondaia, mai come ora si trasforma in una critica sferzante e pure l'atteggiamento dell'autore nei confronti dei colossi economici si trasforma in una occasione di critica senza mezzi termini.
Proprio lui che maneggia budget per molti altri, se non tutti, inarrivabili, e si destreggia in progetti che vedono coinvolte solo le più grandi major del settore.
La purezza di fondo della favola emerge e ha la meglio su tutto, su tutti gli anacronismi, e sulle contraddizioni di un regista che ormai può permettersi di lavorare solo su ciò in cui crede, ai ritmi che ritiene più consoni, pianificando la sua epopea su periodi che oltrepassano lustri e decenni, riuscendo a conservare intatto il loro appeal originario.
In attesa, inevitabilmente fremente dopo questo opportuno ripasso, di Avatar 2, poco prima di Natale 2022.
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