Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Molto bello. Sopratutto fa riflettere e meno ridere. Ci fa meditare su come siamo fragili e indifesi di fronte alla gracilità della nostra salute, quando diventa preludio di una potenziale dipartita. E così appariamo a noi stessi nudi, spogliati di quegli orpelli che vogliamo indossare per contraddistinguerci e renderci unici e sicuri di noi stessi, per darci delle certezze. Nel rimandarci a tutto ciò Francesca Archibugi, che è regista e sceneggiatrice di questo film, utilizza due protagonisti Alberto uno sceneggiatore (Antonio Albanese) un uomo intelligente, un intellettuale di talento ma con un rapporto sentimentale in bilico e con una carriera professionale tra alti e bassi; poi c'è Angelo, un carrozziere (Kim Rossi Stuart), l'uomo 'del fare', bello e con un lavoro redditizio e una bella famiglia. Si incontrano in un reparto di terapia intensiva cardiologica, in occasione di un simultaneo infarto, che li unirà dapprima nella convalescenza e poi fuori dalle mura ospedaliere. Questa circostanza fa cadere 'i muri ' che separano due persone opposte nell'essenza, sino ad unirli e farli condividere molto più di ciò che è mediamente immaginabile. E' come se la malattia li avesse spogliati di quelli orpelli, artifici e maschere per fargli scoprire la necessità di condividere.
E' un film nel quale ci sono molte parti dove si ride di gusto, ma anche commuovere. Non è film superficiale. La prima parte è bellissima, la seconda degrada nel ritmo, nell'umor e nei temi trattati. Peccato. Comunque, merita un 7+ pieno. Molto bello il cameo di Carlo Verdone (azzecatissimo). Inutile e incomprensibile quello di Paolo Villaggio. Un film da vedere e rivedere con piacere.
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