Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Questa Archibugi la bocciamo per bene. Bocciamo la sua voglia di
credibilità, di ficcare dentro di tutto di più, dal Verdone ridicolo al pestaggio balordo notturno, dagli infermieri stereotipati alle madonnine in frantumi, dalla Roma formato paesetto al Celestini con lo spinterogeno (ma gli serviva un'apparizione? è amichetto dell'Archibugi? Non c'aveva gnente da fà? boh?!?...). Storia magari anche possibile in altro ambito, ma realizzata sottoforma di sogno favolistico (eppoi parlano male di Millionaire...) con l'acqua che sgorga copiosa da mille pertugi. Salvo Albanese. Ormai un signor attore che tiene in
piedi la baracca da par suo - e che accomuno a Neri Marcorè per ecletticità e potenza espressiva - anche se lo disegnano male - tutte lui acchiappa ao! neanche fosse il giorgeclunei della Val Trompia - (spettacoloso, quello si, il siparietto col figlio di Kim Rossi Stuart, nello studio della gente comune, con gli occhialetti a potenziali raggi x.) . Il Kim nazionale, invece, nella veste di povero meccanico (povero si fà per dire) esalta tutta la sua pochezza comunicativa in un ruolo che evolve sforzatissimo nel contesto che l'Archibugi vorrebbe disegnare umano e reale, ma che strappa i consueti ohhh commozionali solo ad un ormai consolidato pubblico di stampo megliogioventuino che s'accontenta veramente di troppo poco.
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