Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Un film italiano che, come in una specie di piccolo miracolo, sta mettendo d'accordo proprio tutti. Dal pubblico che sta affollando le sale alla critica una volta tanto unanime nel giudicarlo un gran bel film. E in effetti le note fuori posto sono davvero poche nel film più bello di Francesca Archibugi, un'opera che emoziona per la sua delicatezza e soprattutto per il sorprendente equilibrio che la regista riesce a creare tra commedia lieve e registro drammatico. Veramente uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni. Naturale farsi coinvolgere da una storia che potrebbe riguardarci un pò tutti. Ciascuno di noi, indistintamente, potrebbe all'improvviso vivere quello che accade ai due protagonisti, e magari proprio durante una notte in cui non riusciamo a prendere sonno. E di fronte ad una simile esperienza vedersi crollare attorno tutte le certezze e trovarsi soli con sè stessi come a confrontarsi con la propria immagine riflessa in uno specchio, consapevoli che la battaglia contro quella morte la cui ombra ci ha appena sfiorato, cambierà il senso della nostra vita. Due persone che appartengono a mondi culturalmente e socialmente quasi agli antipodi, si ritrovano, dopo un infarto, l'uno accanto all'altro nei loro lettini, nel reparto intensivo dell'unità coronarica di un ospedale romano, scoprendo che quel soffio mortale che li ha accomunati può azzerare ogni diversità di ceto e di cultura. Quell'infarto li ha resi non solo amici, qualcosa di più. Come se ognuno dei due fosse "sensitivo" nei confronti dell'altro. Come se una magìa permettesse ad uno di leggere nel pensiero dell'altro. Ecco, diciamo che questo pesante affetto che lega i due uomini è reso cinematograficamente in modo sublime, talmente verosimile che è impossibile non restarne coinvolti. Difficile giudicare in che modo stabilirne e dividerne i meriti, ma sta di fatto che la Archibugi ha realizzato un film magnifico, dimostrando di aver saputo dirigere gli attori come meglio non si sarebbe potuto, e d'altra parte Albanese e Rossi Stuart sono talmente bravi da richiamare l'applauso in sala. Due attori che riescono ad essere incredibilmente abili nel dosare i toni, nel calibrare le sfumature, insomma due prove esemplari. Albanese finora -e parlo solo di cinema, perchè in televisione e teatro mi ha sempre soddisfatto- non mi aveva mai convinto del tutto, ma stavolta ha davvero fatto centro. Quanto a Rossi Stuart, confesso che i suoi sforzi per convincerci che era più bravo che bello, mi erano parsi in passato molto spesso forzati, poco autentici, mentre in questa occasione l'ho trovato straordinario, capace di una interpretazione di fronte alla quale è difficile non commuoversi tanto è credibile ed autentica. Ma anche Micaela Ramazzotti è stupenda, animata da una potenza espressiva drammatica intensissima, che fino ad ora non le conoscevamo. E gli altri attori, anche quelli impegnati in ruoli minori, sono del tutto convincenti, dalla bravissima Chiara Noschese ad una intensa Francesca Inaudi. Il film, pur raccontando in fondo una semplice storia d'amicizia fra due esseri umani in crisi, è scritto benissimo, in modo intelligente e mai banale, con qualche guizzo creativo: si pensi ad esempio al linguaggio di Albanese quando insegna al bambino a guardarsi intorno per approfondire le psicologie delle persone che lo circondano. Personalmente, sono lieto di constatare, negli ultimi mesi, che il cinema italiano può ancora contare su registi capaci di raccontare storie interessanti e intense (e mi riferisco anche alle ultime opere di Marco Risi e Davide Ferrario), compensando così il senso di rabbia e di fastidio che mi avevano procurato le visioni dei vari Veronesi, Brizzi, Oldoini...E a quest'ultimo proposito, permettetemi un breve sfogo circa la qualità e la dignità di certe scelte professionali. Ci sono attori bravi (anche molto bravi!) come Massimo Ghini o Claudio Bisio che, a un certo punto, non sazi di una consolidata popolarità televisiva (o forse proprio per sfruttarne l'onda lunga) hanno ritenuto (magari con un pensierino anche all'estratto conto bancario...) di contribuire a quei filmacci che raschiano il fondo del barile (seppur distribuiti infiocchettati come panettoni). Ebbene, Albanese e Rossi Stuart rappresentano l'esempio vivente e lampante che si può anche ASPETTARE il ruolo giusto(magari per anni, tanto non credo sia gente con la rata del mutuo che gli pende sulla testa...), senza SVENDERSI, scegliendo di essere attori con DIGNITA'. Commedia lieve e godibile mescolata ad amarezza e dramma: ciò che dovete aspettarvi da questo film, se ancora non lo avete visto. Ma soprattutto la storia di due uomini (e una donna) raccontata con una attenzione e una rara delicatezza che non possono non toccare il cuore. E secondo me non si tratta affatto di tecnica, ma di sensibilità: e qui c'è poco da fare, un regista o ce l'ha o non ce l'ha (ecco perchè -scusate se oggi ho il dente avvelenato- un Brizzi o un Veronesi non potranno MAI fare un film come questo). Concludendo: la pellicola non annoia, è piacevole e si esce dalla sala con la sensazione di aver visto un bel film. Mi pare possa bastare.
Voto: 10
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