Regia di Vito Vinci vedi scheda film
Una donna vaga per le strade di Roma, tra i binari della Stazione Termini, nell’erba di un parco in fiore. Si chiama Chiara e fa la commessa in un negozio di abbigliamento. Piove. E cerca una farmacia. Anche Fabrizio, tipografo precario, ha bisogno di un’aspirina per la moglie incinta con gravidanza fragile e isterica. Le due anime in pena s’incontrano così, per caso. E per caso continuano a frequentarsi, senza sapere esattamente ciò che vogliono l’uno dall’altra. C’è attrazione, ma non è consumata. C’è disagio, ma non viene clamorosamente esternato. C’è l’urgenza di trovare qualcosa in cui rifugiarsi, ma le energie sono come depotenziate. Si muove in queste atmosfere sospese la seconda, affascinante opera di Vito Vinci, tratta da una sceneggiatura (di Davide Pappalardo) finalista al Premio Solinas. L’autore, che dà il timbro al film anche come voce narrante, ambisce all’autorialità alta e cadenza il suo lavoro perlustrando soprattutto i rumorosi silenzi e gli sguardi obliqui. Affidandosi non di rado a felici e puntuali ellissi. Intensi i volti dei due protagonisti: la croata Lea Mornar (un corpo erotico e un volto che non dimentichi) e Luigi Iacuzio, tutto in sottrazione. Ottima Elena Bouryka, davvero in attesa di un figlio (che l’ha ispirata).
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