Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
spettacolare lavoro di gaglianone su un rimosso dell'europa moderna. tremendo nonostante non mostri nulla della guerra, è una testimonianza verbale di cosa è stato ed è vivere in quelle zone dove c'è stata una mattanza civile indescrivibile. una ragazza bosniaca che ai tempi dello scoppio delle "ostilità" è stata mandata dallo zio in germania e ora tornata per tentare di ricostruire il suo paese, dice banalmente che non si può spiegare ciò che è successo. e non bastano le dichiarazioni di milosevic, piuttosto che mladic o karadzic che parlano di riscatto o di sterminare popolazioni. non è possibile capire il perchè, poiché sarebbe come giustificare. sia il primo ragazzo intervistato in un bar di sarajevo il 31 dicembre del 2007 che aziz l'uomo della drina ricordano di come ai tempi della yugoslavia tutto fosse.... bello! c'era tito, che era un dittatore, ma prima si stava meglio, addirittura il guardiaboschi che oggi fa il pastore rimpiange il periodo della guerra: meglio ieri di oggi comunque. oggi non c'è niente e non c'è più nessuno. gaglianone che sentiamo come operatore inquadra le persone e queste parlano. spesso le inquadra anche mentre stanno zitte, dice il primo ragazzo che è per il montaggio, ma gaglianone inquadra per guardare oltre che per vedere. o almeno per provarci. c'è una bellissima scena ambientata sulla drina, il lago, in cui aziz che fuma in continuazione parla del suo lago delle sue origine del suo amico serbo che ha tentato di contattarlo, del fratello morto e poi tace e daniele sfuma l'immagine di aziz che tace e fuma e parla in silenzio con quegli occhi terrifici con un'altra immagine di aziz che parla della moschea in una zona quasi tutta abitata da musulmani. perchè distruggerla: "avessero costruito una loro chiesa.... fossero diventati ricchi o potenti... sono dei pezzenti anche loro.... hanno fatto quello che hanno fatto per cosa?". sono domande terribili alle quali come ovvio non c'è risposta. non ci deve essere. si vorrebbe la normalità, ma come si può pretendere di ricostruirla se è stata totalmente annientata. vicini di casa o amici di bar che da un giorno all'altro sono diventiti assassini. c'è il professore della republika srpska che dice di sentirsi sicuro solo lì e lamenta che quelli della federazione non fanno che pensare alla guerra. i loro politici non guardano oltre, pensano alla guerra... sono ammissioni legittime, ma impegnative da delegare agli altri, come evidentemente è difficile la ricostruzione in nazioni che ripensano alla loro situazioni in termini nazionali-stici quando erano stati abituati(obbligati)a pensarla all'opposto. ci avviciniamo a srebrenica caduta nel luglio del 1995 e teatro di uno sterminio di massa di cui si ricordano pezzi di telegiornali. l'esercito delle nazioni unite che se ne andava e lasciava campo libero ai carnefici, attenzione carnefici, non sto citando una parte piuttosto che un'altra, carnefici. perchè qui alla fine si parla di gente che ne ha uccisa altra, magari a distanza di decadi(ustascia croati-bosniaci), con il fine esplicito di distruggere, sterminare menomare un popolo. aziz dice: "erano il popolo eletto del cielo, e dove sono finiti?". e così una volta che hanno parlato i vivi, i sopravvissuti, si passa alla international commission of missing people che a tuzla ha costruito un laboratorio per cercare, pulire e dare un nome a circa 8000 persone. per ora archiviati ci sono i resti di circa 4000 persone, tra resti organici e effetti personali. i dottori, gli scienziati cercano di far parlare i morti e qui interviene di nuovo gaglianone, mai assente comunque, in una scena raccapricciante e "bella" perchè funzionale al racconto. come in un gioco di società osserviamo i dottori che rimettono insieme i campioni raccolti in un determinato sito(fosse comuni primarie o peggio secondarie, le più problematiche, perchè a volte i cadaveri non erano sepolti e i resti venivano dispersi dagli elementi o dagli animali) cercando di reassociate a person. quel filone repellente durato poco per fortuna che è il torture porn, non è nulla in confronto. è solo un rimasuglio vintage da estimatori, come il nazi porno o le lesbo-vampire. vediamo i dottori che parlano e non c'è bisogno di sonoro, non ci serve sapere cosa dicono riguardo ai resti di un bacino femminile, li vediamo che tentano di riassemblare un corpo per consegnarlo alla famiglia e dargli degna sepoltura post mortem. non può esserci un perchè. non può essere così semplice. ti odio perchè preghi sul corano e non sulla bibbia. non è un film che si può vedere impunemente la sera prima di coricarsi, perchè poi sarà difficilissimo prendere sonno. e ipocritamente dico di averlo visto di giorno pezzo dopo pezzo, analizzato nei suoi momenti più disgustosi come il capitolo 6-sex bar, sede del commando olandese. graffiti con donne bosniache nude atte a soddisfare gli enormi attributi sessuali dei soldati olandesi penso. donne descritte coi peggiori epiteti e commenti. graffiti schifose come se ne trovano a bizzeffe nei muri di qualsiasi città italiana, ma qui c'era una guerra, sporca come tutte le guerre. di sicuro non potrò mai capire cosa prova la signora del capitolo 4-fasaka che a srebrenica convive ancora con gli assassini o la signora del capitolo 5-nino moglie e madre di scomparsi. spero di non capirlo mai, perchè come dice la ragazza nel finale un'altra guerra non ci sarà più. di certo grazie a gaglianone sono entrato mentalmente in un girone infernale che le persone intervistate ci hanno esternato e gaglianone ha registrato, catturato, immortalato in una testimoniaza che andrebbe trasmessa e ritrasmessa e che ringrazio fuori orario di aver fatto vedere.
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