Regia di Ciro Ippolito vedi scheda film
Settanta minuti di sketch (sketches? non stiamo a sottilizzare) firmati Ippolito-Cerruti-Pace: nessun filo logico preciso, attori dalla professionalità discutibile, errori inseriti a bella posta o magari involontari, ma lasciati passare comunque per il gusto dissacratorio di distruggere quanto più possibile, obiettivo unico del manifesto degli anarchici Squallor. I dialoghi ultrascabrosi sono la forza ed il limite dell'operazione, anche perchè la sostanza delle scenette non va granchè oltre al nonsense più puro, raramente approdando sulle sponde del surreale. I Monty Pythons potrebbero essere lontani modelli, ma la loro verve e l'inventiva raffinata dei sei comici inglesi non appartiene ai 'ragazzacci' italiani; c'è da dire però che in questo Uccelli d'Italia Pace-Cerruti-Bigazzi e Savio si mettono in gioco in prima persona, anche come attori (i primi due sono anche protagonisti dell'episodio che vede a confronto Gesù e Giuda). Un altro accostamento fattibile, ma sempre con le dovute distanze, è quello con John Waters, che probabilmente non disprezzerebbe il tono della scena iniziale, quella dello sceneggiatore abbandonato dalla moglie e vessato dai due figli punk adolescenti. Lo sketch più lungo raggiunge la dozzina di minuti (quello del vescovo che rapina il supermarket) e vi prende parte anche un divertente/divertito Giancarlo Magalli (altro goliarda 'pentito' del nostro cinema); particine anche per Marisa Laurito e Tiziana Foschi della Premiata ditta. Arrapaho, ad ogni modo, aveva già detto tutto quello che potevano dire gli Squallor: un film così va benissimo, due sono troppi. 3/10.
Lo sceneggiatore di Arrapaho, il primo film dei terribili Squallor, viene lasciato dalla moglie, insoddisfatta di lui come scrittore e come maschio virile. L'uomo pensa dapprima al suicidio, poi ad una serie di nuovi spunti per il prossimo film degli Squallor...
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