Regia di Ciro Ippolito vedi scheda film
Seconda trasposizione cinematografica degli Squallor. Lasciate perdere e vedetevi il documentario di Rossi e Rinaldi
Seconda e fortunatamente ultima prova degli Squallor sul grande schermo. Per parlarne non si può prescindere dal leggendario e strambo gruppo musicale formato da Daniele Pace, Totò Savio, Giancarlo Bigazzi, Alfredo Cerruti e per poco anche Gariboldi, purtroppo ormai scomparsi. I giovanissimi ne hanno sentito parlare e hanno ascoltato e visto alcune clip. Tuttavia ciò che occorre fare, per esprimere un giudizio sereno, è contestualizzare il fenomeno, a tal riguardo consiglio la visione del bel documentario di Rossi e Rinaldi del 2012. Dopo un periodo di oscurantismo culturale e sociale, si pensi alle cesoie delle censure, operate dalla rai di Bernabei su programmi del tutto innocui, poi finalmente negli anni settanta, sull’onda delle contestazioni giovanili, la società italiana cominciò finalmente a emanciparsi e a parlare un linguaggio nuovo, diretto e privo di coercizioni, non più ingessato da impedimenti moralistici e bigotti. Dunque nell'arte, quindi nell’intrattenimento si cominciarono a vedere gli effetti di questa piccola rivoluzione dei costumi e le prime trasgressioni. Gli Squallor scardinarono il tabù del turpiloquio, cantavano, anzi il più delle volte recitavano canzoni irripetibili, dai testi sconclusionati e gratuitamente scatologici e volgari, che però erano corredati da sottofondo musicali piacevoli; tuttavia forse anche inconsapevolmente, stavano facendo la storia. Arapaho fu la loro prima trasposizione cinematografica e già si capiva dove volessero andare a parare, ma con questo “lavoro” raggiunsero l’apice del trash, che più trash non si può. Senza sceneggiatura, senza senso, senza nemmeno lo sforzo di inventare qualcosa di esilarante e allora? come potevano essere attori di questa svolta epocale? Improvvisavano e si divertivano come matti, senza seguire alcun copione, andando spesso fuori dal seminato, sopra le righe, tra il grottesco e il goliardico, con una sfacciataggine mai usata prima, senza ritegno e senza pudore, senza freni inibitori, a ruota libera, lasciavano basiti gli ascoltatori. Commentare questo “non film” è del tutto inutile
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