Regia di Karin Albou vedi scheda film
A dispetto di chi lo ha definito ingenuo, ho trovato questo film invece piuttosto ostico, sia sotto l'aspetto narrativo che su quello più prettamente registico. La regista pare non seguire (non è certo una pecca) nessun canone particolare, però da' l'impressione di non riuscire a trovare un criterio proprio e di procedere un po' alla cieca, tra un'atmosfera silente e sospesa e una Nina Hagen che irrompe all'improvviso con una tirata punk come non se ne sentivano da anni.
A (pallida) conferma di ciò, lo sposo di Myriam, Raoul, che finisce per diventare, da squallido e untuoso come dipinto all'inizio, forse il personaggio più nobile del film, insieme al padre di Nour, mai presente nella storia, che col suo gesto, nel finale, di indicare alla figlia i versetti "giusti" del Corano, riscatta le mille nefandezze della storia (del film) e della Storia (umana). Strano, per un film squisitamente femminile.
Coraggiosa invece la scelta della regista di ritagliare per se stessa il ruolo di Tita, madre di Myriam, il personaggio probabilmente più negativo.
Film interessante, non semplice, per niente in cerca di facili consensi. Coraggioso, anche se non molto capace di coinvolgere emotivamente, forse anche a causa di due protagoniste non propriamente all'altezza.
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