Regia di Mark Neveldine, Brian Taylor vedi scheda film
Girato con l'bridazione tipica dell'estetica da stazione di gioco, non glissato, nè equilibrato (Sucker Punch), ma sparato a mille (Crank), Gamer a volte diventa incontenibile per la compagine obbligatoria di ogni film, ossia lo spettatore. Ciononostante la miscela di war game interattivo, realtv-inchiesta, club televisivo e macchia da fumetto catturano nei punti giusti la comedy chain, avviluppando la visione nel ritmo serrato, in cui non ha molta importanza la coerenza dei personaggi o l'importanza attesa ( e quindi disattesa) dei rispettivi ruoli.
Il film non è poi così stupido. Iper-realizza la società come dividendo, da parte dei piani alti, tra società del benessere e tabù della cattività. Tabù vero e proprio, perchè in questo papillon il sistema carcerario, sede reale degli slayer, il braccio della morte, non è minimamente rappresentato. Questo perchè la narrazione si concentra piuttosto sul processo ciclico di schiavizzazione e vizio formale di violenza: la società "normale" emargina a propri scopi le defezioni, oggetto di statistica e show-biz, mascherando le nuove carceri cibernetiche come "nuove possibilità", immettendole in realtà in un colosseo a scopo di divertimento. Ma il "captivus" rimane schiavo del male, della violenza, unico sfogo a un'esistenza tanto ormai già data per scontata. Il ritorno alla realtà segue la spirale di violenza, come unica reazione a un Welfare ridotto a laboratorio di cavie umane.
Forse è qui che il film difetta: Kable, cyber-spartaco, avrebbe dovuto fare qualcosa, tagliare un pò di teste, squartare qualche processore, far esplodere le server farm che alimentano la seconda vita virtuale. Il film magari finisce troppo presto, e la sensazione di realizzazione nello scioglimento non viene (ma, considerato come finale inevaso -non aperto, ma inconcluso- potremmo apprezzare un'opera senza pretese machiavelliche, circoscritta all'uso e consumo di noi fruitori, in fondo, non tanto differenti dai gamer)
accrediterei anche la comparsata di Kyra Sedwick, di cui conservo la memoria da Nato il 4 luglio e tornata in scena col "raimiano" Possession
Russel Crowe più palestrato, meno timorato (sono passati più di dieci anni), cita a più riprese il gladiatore, e sfacciatamente: punto di debolezza o di forza? (in quanto volute citazioni)
expendable sempre più fisio-patico
ho dovuto rivederlo per avvedermi della sua presenza: "minor" di lusso
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