Regia di Mark Neveldine, Brian Taylor vedi scheda film
Non saprei definire esattamente cosa mi abbia spinto alla visione di questo film. Non di certo l'attore protagonista Gerard Butler, il quale, anzi, dall'orrendo "La dura verità" in poi, mi risulta progressivamente sempre più antipatico. Sarò sincero. Ho colto (anzi "mi pareva di aver colto") in alcune recensioni evidenti riferimenti a due sci-fi movies che mi avevano entusiasmato. Uno è il sottovalutato e malinconico "Il mondo dei replicanti" con un notevole Bruce Willis, e l'altro è il meno noto ma energico e spettacolare "Death race" con un grandioso Jason Statham. In realtà questo film è proprio tutta un'altra cosa. Anche perchè poi, Willis e Statham, un Butler se lo divorano a colazione. Ma, a parte questo dettaglio, il film è veramente inguardabile. Non sto a raccontare la trama perchè parlare di sceneggiatura implicherebbe un'offesa a chi da anni scrive seriamente storie per guadagnarsi la pagnotta. Certo, posso capire tutto, anche che qualche fighetto mi venga a parlare di metafore, di critica ai mass media, di sottotesto politico, o anche che (come si usa dire dalle mie parti) "Cristo è morto dal freddo"...ma qua davvero si sono superati dei limiti ragionevoli. Tu entri in sala, ti siedi, e vedi proiettato su grande schermo null'altro che un VIDEOGIOCO, con rumori e voci amplificati, fino a frastornarti e rimbecillirti. Un'ora e mezza di spari, raffiche, bombe, esplosioni, grida, rantoli...al punto che ti chiedi dove cavolo sei capitato, se in una sala cinematografica oppure nel bel mezzo di un convegno mondiale di "videogiochi per consumatori compulsivi di droghe pesanti". E allora hai una sola via di fuga, fare come ho fatto io che, dopo mezzora ho abbandonato la sala, sfinito da quel baraccone molesto ed estenuante. Solo che, dopo aver consumato qualcosa al bar, sono tornato (che smidollato che sono) in sala. Non sto scherzando: le immagini si susseguono ad un ritmo talmente concitato che non ci si capisce una mazza. Anche se posso comprendere che qualche ragazzotto fanatico di videogames possa esaltarsi di fronte a cotanto clangore, per quanto nutro il sospetto che il suddetto ragazzotto, se abusa di questa "roba" avariata, potrà avere da adulto qualche difficoltà di comunicazione col prossimo (ad esclusione dei dementi come lui). In due parole la trama di questa burletta-techno per drogati in vacanza. Siamo nel 2034. In tv va in onda un nuovo reality (intitolato "SLAYERS", per la gioia di qualche metallaro brufoloso e onanista) in cui i partecipanti si eliminano ammazzandosi a vicenda. Ed ognuno di loro ha nella testa un chip attraverso il quale le sue mosse vengono telecomandate da giocatori esterni. Il tutto mentre il manager ricco e matto che ha organizzato questo circo, se la ride godendosi celebrità e incassi. Fino a quando quell'attore finissimo e pieno di sfumature (ah ah ah) che è Butler decide di ribellarsi (il personaggio, mica lui: ma come diavolo scrivo?). Naturalmente, in questi casi, come il cinefilo sgamato sa bene, per coprire l'idiozia di certe trame fanta-cazzone, si ricorre ad un classico montaggio di quelli che ti fanno andare di traverso quello che hai mangiato a cena poche ore prima. Sicchè il risultato di un montaggio super frenetico finisce col produrre, anzichè adrenalina, un senso di vomito. Come se tu fossi su una giostra spinta a velocità disumana e invocassi che qualcuno ti facesse scendere subito. L'adrenalina spacciata in questo modo rozzo e caciarone mi fa venire in mente la ricerca di sballo al sabato notte da parte di quegli idioti alcuni dei quali poi si schiantano ubriachi contro i platani (mi spiace più per i platani, se devo esser sincero). E poi vorrei sottolineare una cosa. Anche in "Death race" c'era la gara per la sopravvivenza che generava adrenalina, ma in quel caso quest'ultima si coniugava con una forte tensione narrativa e con due o tre attori davvero notevoli, mentre nel nostro caso c'è solo frenesia e basta. Metafora della società capitalista? Metafora della società dei media che controllano la mente? Boh. Sarà. Ma per me, se dovessi dare una definizione di questo film in due parole, mi viene in mente questa: una "techno-boiata pazzesca". Avete presente la famosa "estetica da videoclip"? Beh, qua si va molto oltre, qua siamo all'esercizio di stile declinante al delirio. Fosse almeno un delirio "creativo". Il problema è che si tratta di un delirio ASSOLUTAMENTE INUTILE. Roba da techno-fighetti, tant'è vero che a tratti sembra di stare sul set dell'incubo più marcio nel peggior video dei Prodigy. Per tacere poi di un finale senza palle che ribalta in un clima da "focolare domestico" tutta quell'acidità cattiva che aveva dominato per un'ora e mezza. Ma in tutta questa techno-pagliacciata, c'è un aspetto che mi ha fatto male, mi ha ferito il cuore. Non ho retto al vedere far capolino, benchè in un cameo di 5 minuti, il viso più grazioso di hollywood, l'angelo che adoro, Alison Lohman. "Alisonina" mia, ma cosa ti è saltato in mente di farti coinvolgere in questa minchiata? Non te lo perdonerò mai!! (Scherzo, Alison, lo sai che ti voglio bene e alla fine poi ti perdono tutto). Concludo all'insegna del buonismo, invitando i due registi e anche quel pezzo di legno di Butler, a prendere un bel joystick e a collocarselo dove dico io. E adesso, coraggio, su, che ci aspettano i nuovi Polanski e Greengrass. Cinema vero, cristosanto, mica queste stronzate.
Voto: 2
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