Regia di Alain Tanner vedi scheda film
Vincent e Françoise sono due giovani sposi che vivono a Ginevra. Insoddisfatti del lavoro e della vita che conducono, accettano la proposta di un amico: lasciare tutto e andare in Algeria, dove potranno farsi una nuova vita ricominciando da zero. Alla vigilia della partenza li raggiunge però un telegramma che li invita a rinviare tutto, preannunciando una lettera di spiegazioni. I due, che avevano venduto i mobili, rimangono soli nella casa vuota e decidono di non farsi vedere in giro, dato che tutti li credono già in Algeria. Ogni giorno Vincent si limita a scendere le scale e controllare la cassetta della posta, trovandola vuota. L’attesa si fa sempre più snervante, e i due impiegano il tempo con l’unico trastullo che hanno a disposizione (“diventeremo maniaci sessuali”, osserva lui; l’attrice che interpreta Françoise è bellissima, con un volto e una pettinatura tipici di quegli anni). Alla fine decidono di uscire da quella situazione claustrofobica e riprendere una vita normale, accorgendosi che in fondo l’Africa (quella del titolo deliziosamente ingannevole, dato che nessuno vi fa ritorno) poteva essere a due passi da casa. Nei primi tempi del loro nuovo ménage emergono però problemi nella divisione dei compiti (“mi hai lavato la camicia?”, fa lui con il tono perentorio del maschio; “tu lavi le mie?” risponde lei pacata), e decidono di risolverli in modo salomonico: uno di loro andrà a lavorare, mentre l’altro si occuperà della casa; affideranno la scelta a un lancio di moneta. L’ultima inquadratura li mostra chini sul tavolo a controllare se è uscito testa o croce, ma l’esito resta invisibile allo spettatore; perché non importa sapere chi farà cosa: l’importante è che si siano riconosciuti alla pari, accettando di mettersi in gioco.
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