Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Ci ho messo una vita a recuperare questo film. Richiesto più volte in videoteca, uscito sotto un marchio pesante come Medusa (a tal proposito mi ricordo della Play di Emidio … al cinema aveva una distribuzione indipendente ed è andata male, ma almeno per il mercato home video potevano fare un po’ di copie ed è inutile che Bondi si lamenti se poi la casa del suo Cavaliere non fa le stampe pur avendolo in listino, nemmeno sotto richiesta), non sono mai riusciti a farselo arrivare, su E-Price e Ibs è presente, ma sempre non disponibile, alla fine ho prenotato la copia ex noleggio che finalmente sono riuscito a recuperare. Protagonista assoluta una Polonia martoriata, aggredita ad est dai russi ed a ovest dai tedeschi; emblematica l’immagine proposta in apertura con la popolazione che si ritrova su un ponte accerchiata dai due nemici.
Dopo l’invasione tutti gli ufficiali vennero deportati dai russi e dei più le tracce svanirono anche dopo la fine del conflitto per essere stati uccisi e sepolti nella fossa comune di Katyn.
La parte centrale del film ci mostra la Polonia dopo la fine della guerra con un popolo orfano della sua spina dorsale ed il divieto da parte dell’egemonia russa di dare a loro la colpa (girata sui tedeschi) dell’eccidio che comunque tutti sapevano.
Così assistiamo alle ingiustizie tipiche di un regime, come la morte di un giovane inseguito e poi investito solo per aver strappato un manifesto, proprio quando la sua vita poteva svoltare e la carcerazione di una donna rea solo di aver scritto sulla lapida di un suo caro che era morto a Katyn.
Tutto questo accompagna l’agghiacciante parte finale, documento per non dimenticare che si chiude giustamente con una musica dolente mentre lo schermo nero anticipa i titoli di coda, esposti rigorosamente in un rigoroso silenzio. Impossibile non rimanere colpiti dalla potenza drammatica delle immagini proposte.
Un film profondamente sentito, fortemente voluto ed assolutamente necessario per non dimenticare e per portare alla luce anche fatti rinnegati (ma poi lo sdegno è tanto quando qualcuno prova a cavalcarne l’onda), con una strage nascosta e raramente ammessa.
Buona e trasportata, oltre che rigorosa, la regia del decano polacco che ci ha messo anima e corpo (con tanti piccoli segmenti struggenti, come l’agenda improvvisamente bianca, l’abitudine di aprire la porta sperando sempre ci sia la persona amata di ritorno).
Visione indispensabile, ma certamente non per una inutile rivalsa politica.
Un po’ di rispetto please.
Un film documento molto sentito, compone da una parte finale eccelsa per rigore e contenuto che racchiude alla perfezione una storia che non si può dimenticare.
Regia decisamente utile.
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