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Luci della città

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Luci della città

di John_Nada1975
10 stelle

Difficile, molto difficile, scrivere qualcosa di non tronfio e banale e che già sia stato detto 60 o 70 anni fa,  su di un capolavoro del cinema come questo. Basti forse dire che ancora negli anni settanta, all'epoca di una sua famosa riedizione (e per la quale vennero realizzati dei bellissimi manifesti anche qui presenti, sembrava un film realizzato in quel decennio, solo con la particolare scelta di non avere dialoghi parlati, per comunicare ancora meglio come nell'irresistibile sequenza iniziale dei politici che parlano velocizzato e incomprensibile, come anche a voce normale, all'inaugurazione della statua in armi di spade. 

Il 1972 d'altronde, è dopo venti anni l'anno in cui Chaplin tornò dell'esilio indotto e poi anche volontario negli Stati Uniti per ritirare il "riparatorio" Oscar alla carriera, e l'anno dopo che venne tributatogli pure quello per la Migliore colonna sonora di "Luci della Ribalta". Che incredibile a dirsi, era appunto uscito negli Stati Uniti con una larga distribuzione(nel 1952 per le note vicissitudini politiche di Chaplin, praticamente soltanto a New York e In California) solo l'anno successivo.

Una pellicola di tale modernità (e dalla gestazione lunga oltre 600 giorni di lavorazione) anche dalle impossibili a riepilogare citazioni e ispirazioni per cineasti di generazioni anche di 50 o 60 anni dopo, basti citare "Manhattan" di Woody Allen, ma anche "Una Volta ho incontrato un miliardario" di Jonathan Demme, da cui sono tratti finali e ispirazioni le più varie dalla trama e dai personaggi.

Eppure una pellicola così legata alla Grande Depressione di cui usciva proprio nel suo anno di massima espansione devastatrice(il 1931), e di cui in un certo senso contiene tutta l'atmosfera e il sentimento generale, oltre che una forte consapevolezza di classe seppure Chaplin come il magistrale billionario ubriacone, umano e sincero soltanto quando è ubriaco, fosse egli stesso un milionario da almeno un decennio. L'altro capolavoro proprio simbolo della Grande Depressione Chaplin lo avrebbe realizzato cinque anni dopo, il suo tempo di maniacale pianificazione, ripensamento e lavorazione fino a 200 ciak per sequenza, per realizzare un film.

Il più famoso e liminare capolavoro muto, e al contempo già sonoro.

 

John Nada

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