Regia di Cesare Lanza vedi scheda film
C’è Cesare Lanza, l’autore di Buona Domenica ai tempi del cangurotto, delle polemiche sulla Tv trash, dei reality ai confini della realtà. E c’è Lucio Presta, supermanager dei divi. Sorpresa: sbarcano al cinema e non sbracano, anche se parlano di eutanasia. La scelta è snob, senza tronisti né star, ma con l’esuberante Aurora Mascheretti che viene dal teatro e vien voglia di rivederla. Storia d’amore e di eccessi, tutti i particolari in cronaca: Giselda, che lavora nello studio di un avvocato, vorrebbe prevedere anche quello che non si può. Intanto mangia una mela al giorno, tutti i giorni alla stessa ora, tagliata in otto parti esattamente uguali. Ma il destino è come sempre dietro l’angolo, e la storia d’amore con un musicista finisce in tragedia, perché lui si ammala e lei non può sopportare, proprio non può, lo strazio dell’immobilità di fronte alla sofferenza. Senza lacrime un tanto al litro, e non è poco, non sembra una fiction, ed è molto, Lanza cura i dettagli, anche se ci sono più didascalie che sfumature, e qualche effetto flou serve a ribadire il concetto, chiaro fin dalle intenzioni: «Chi è religioso assegna la propria vita a Dio, chi non lo è ha il diritto di determinare la propria morte se le condizioni di vita sono insopportabili».
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