Regia di Darnell Martin vedi scheda film
La metamorfosi dal blues al rock’n’roll, vista attraverso il percorso della Chess Records e dei suoi artisti, si rivela, come prevedibile, troppo densa di fatti e personaggi di spessore per appassionare fino in fondo. Del resto non era facile e ci sarebbe voluto un grande autore, con la musica nel sangue, insomma uno Scorsese. Darnell Martin è invece una regista che lavora principalmente in Tv, dove ha messo mano anche ad alcune serie di qualità come E.R. e Oz. Così ne viene una pellicola diligentemente illustrativa, veloce nel coprire il passare degli anni, ma non molto personale e anche al risparmio: poche location, poche scene di massa e un invecchiamento degli interpreti non convincente. Però un film con personaggi come Muddy Waters, Little Walter, Willie Dixon, Howlin’ Wolf, Chuck Berry, Etta James e accompagnato dalle loro canzoni (reinterpretate dagli attori) non può essere del tutto sbagliato, così com’è nobile l’intento di parlare delle radici del rock e della segregazione razziale, evitando almeno alcune trappole dei più triti biopic musicali. Anche la voce narrante, che fa temere il peggio, interviene di rado e si rivela poco molesta. Non da buttare insomma, ma più adatto a una visione casalinga che non al grande schermo.
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