Regia di Darnell Martin vedi scheda film
VOTO : 6.
Chi troppo vuole nulla (o quasi) stringe; qui abbiamo parecchia carne al fuoco, troppi personaggi (importanti e di contorno che siano), un periodo ampio (soprattutto per la rapida evoluzione delle cose) e le dirette conseguenze sono una discreta superficialità e evoluzioni delle dinamiche narrative non sempre ben dispiegate.
Ed è un peccato, perché il materiale inscenato è notevole quanto interessante, mentre la confezione, seppur rimanendo ben lontani dalla perfezione, è comunque discreta e gli attori sanno il fatto loro.
Leonard Chess (Adrien Brody) è uno squattrinato, ma ha le idee in testa ben chiare.
Apre una casa discografica, trova grandi talenti nel tessuto sociale della gente di colore e guadagna bene portando avanti con i suoi artisti un rapporto familiare che rende bene sia dal punto di vista economico che da quello umano.
Tra questi Muddy Waters (Jeffrey Wright) la sua prima scoperta da cui tutto partì, Little Walter (Columbus Short), Chuck Berry (Mos Def) e per finire Etta James (Beyoncè Knowels).
I tempi però cambiano velocemente, lo sfondo sociale muta e rimanere al passo coi tempi è difficile per tutti, ma la storia della musica si ricorderà comunque di loro a tempo debito (come ricordano i titoli di coda).
Il problema fondamentale di questo film è che il materiale proposto aveva bisogno di molto più tempo, rispetto ai 100 minuti tondi della durata effettiva direi almeno mezz’ora in più, per essere affrontato in maniera sufficientemente completa.
Così capita in più circostanze di trovarsi di fronte a cambiamenti per nulla introdotti, ma buttati lì (ad esempio la moglie di Chess compare dopo che pochi minuti prima pareva innamorato di un’altra ragazza).
Il racconto è comunque scorrevole, di cose interessanti da vedere (e da ascoltare) ce ne sono in abbondanza, lo sfondo (il rapporto tra bianchi e neri) è solo abbozzato, ma funzionale al complesso, gli attori sono concreti e determinati.
Peccato quindi che non si sia cercato di portare avanti un’operazione più ambiziosa, ma che ci si sia accontentati del più classico dei compitini.
Tanto più che in questi anni di biopic, o comunque di storie che riprendono la vita di artisti o movimenti musicali, se ne sono visti davvero tanti e così questo finisce col perdersi nella massa senza lasciare un considerevole ricordo.
Un peccato.
VOTO : 6.
Poco incisivo, a tratti superficiale, comunque narra in maniera scorrevole gestendo bene il cast.
VOTO : 6+.
Meglio del preventivabile nei panni di una diva.
VOTO : 6/7.
Bravo, impegnato ed energico, poi in scena è uno di quelli che si muove sempre con una certa disinvoltura.
VOTO : 6/7.
Prova interessante, qui ha un buono spazio ed un personaggio che presenta diverse caratteristiche che lui riesce a rappresentare in maniera convincente.
VOTO : 6,5.
Efficacemente sopra le righe.
VOTO : 6++.
Molto sciolto e disnvolto.
VOTO : 6++.
Massiccio.
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