Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
E' un film piuttosto difficile e per nulla spettacolare o lacrimevole; con l'impressionante mole di sentimenti messi in gioco è già questo un signor risultato. Si parla di nazismo e campi di concentramento, di iniziazione sessuale (fra un adolescente e una donna matura), di giustizia e morte, ma soprattutto di vita: il film sostanzialmente ripercorre l'esistenza del protagonista dal suo primo al suo ultimo incontro con la donna che ha cambiato la sua vita ed alla quale mostra una combattuta gratitudine. E' certamente scomodo e complesso trattare come un fragile essere umano un carnefice dei campi di concentramento, indifendibile moralmente sotto qualsiasi punto di vista; il piccolo miracolo del film di Daldry sta proprio in questa gravida (di riflessioni, di giudizi storici) atmosfera di sospensione, nel non fornire effettive valutazioni morali sui personaggi, ma nel ricercare un approccio ai protagonisti psicologicamente crudo e vero.
Immediatamente dopo la seconda guerra mondiale un quindicenne viene iniziato al sesso da una donna con il doppio dei suoi anni; lei è analfabeta e lui la ricambia leggendole i grandi classici della letteratura. Dopo una decina d'anni la coppia si reincontra, ma in tribunale: lui è uno studente in legge e lei è accusata di gravi crimini ai tempi del nazismo. La donna va in galera; dopo vent'anni lui, ormai avvocato e padre di famiglia, le spedisce delle audiocassette in cui ha registrato la lettura di grandi romanzi. Quando è il momento della scarcerazione, però, la donna non regge all'urto del suo passato.
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