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The Reader. A voce alta

Regia di Stephen Daldry vedi scheda film

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La recensione su The Reader. A voce alta

di LAMPUR
8 stelle

Da più parti viene sottolineato un messaggio che relega la pellicola a percorso erotico/iniziatico del giovane “ragazzo” (come verrà sempre apostrofato Michael da un'ottima Kate Winslet).

In realtà immagino più complessi i processi legati alla presa di coscienza post olocausto; del disagio, del dover porsi da un lato o dall'altro, del dover rinunciare ad un amore, ad una passione; quando le pressioni della morale comune, delle leggi di convivenza, della vergogna di dover affrontare una società, faticano a scrollarsi di dosso un  passato, o addirittura la Storia.

Mi metto nei panni di quel ragazzo, al quale viene sottratto un sogno di mano, ed all'istante non ne comprende il perché, si donerà fisicamente ad un'altra solo dopo aver scoperto quale terribile segreto celava il suo primo autentico amore, e con rabbia quasi, probabilmente a recidere il residuo cordone ombelicale.

A somatizzare il mancato intervento per correggere il perpetrarsi della barbarie.

Perché anche Michael ha chiuso la cella di Hanna.

Senza muovere un dito.

E quando la rincontrerà, alla vigilia della sua scarcerazione, dopo averla comunque aiutata a studiare, dopo averle tenuto infinita compagnia con la sua voce registrata, l'unica domanda che riesce a farle, quando la rivede dopo oltre trent’anni è: “pensi mai a quello che hai fatto?”

E' un tarlo che Michael  si porta dentro, una catarsi mai assolta, più forte dell'amore che non è stato, più forte del voler rimanere accanto ad una persona - anche sotto forma di voce registrata -, un tornare alle origini non appena rotto il suo matrimonio che l'ha visto divenire padre si, ma senza poter crescere sua figlia, e con una vita sognata su altri binari, una vita che ha continuato ad esistere sotto forma di lettura e messaggio alla sua unica, autentica, donna.

Una donna che l'ha tradito. Una donna che si è tradita. Che ha tradito l'umanità rivelandosi debolissima, seppur misera pedina di una scacchiera ben più orrida.

E l'analfabetismo rimane debole alibi anch'esso per poter giustificare  la cattiveria (dis)umana.

Dovrà sfogare in qualche modo tutto quello che gli si agita dentro, Michael, tutto il rimorso ed il raccapriccio, il rimpianto e la delusione, la debolezza e la rassegnazione.

Una realtà in fermento, un universo che dalla pellicola affiora spesso a fatica, a tratti interrotti,  lampi mozzati che tornano e persistono ma sono tenuti a bada e distanza, come in occasione dell'incontro con Hanna. 

Raccontarsi, e raccontarlo, alla figlia ora, quella che figlia che non conosce e che non lo conosce, sarà probabilmente buon viatico ed ennesima elaborazione.   

 

 

 

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