Regia di Glenn Ficarra, John Requa vedi scheda film
Un film con Jim Carrey è un film di Jim Carrey. Capace di manipolare qualunque materia filmica a sua immagine e somiglianza, Carrey riesce sempre a conservare l’umiltà necessaria per lavorare a favore del film senza mai cedere alla tentazione di correre da solo. I Love You Phillip Morris, ci sia concesso di non citare il titolo italiano, è una commedia acidissima prodotta da Luc Besson (una delle poche scelte che non gli si possono rimproverare...), ispirata a un autentico maestro della truffa, incidentalmente omosessuale. Voglio solo che mi amiate: questa invocazione fassbinderiana potrebbe benissimo funzionare come dichiarazione programmatica del personaggio incarnato da Carrey. Un camaleonte che desidera essere disperatamente più uguale degli altri e che nel corso del suo apprendistato sociale giunge a imitare così bene il sistema economico nel quale si muove da assimilarne le strategie predatorie. Il film di Glenn Ficarra e John Requa non è piacevole, tutt’altro. Il nero oscura i sorrisi insinuando il veleno persino nei raccordi di montaggio. Eppure, nonostante le scorciatoie sensazionalistiche che una materia simile potenzialmente offre e che chiunque meno articolato di Carrey avrebbe forse colto per evitare di rischiare troppo, l’attore si carica il film sulle spalle con una generosità senza pari. L’interprete guida i due neoregisti attraverso territori sentimentali perigliosi, li lascia vagare per i sentieri biforcuti dell’ambiguità, li conduce in un recesso buio al termine del quale potrebbe esserci solo l’abiezione (vedere per credere) e infine ritorna trionfante alla luce. Jim Carrey ama il suo personaggio e gli si offre completamente senza alcuna remora: lo fa vivere ancora una volta. Gli dona il suo corpo. E scompare in piena vista. Sembra che gigioneggi Carrey, e invece lavora di sottrazione e dettagli. Come nel caso di Jerry Lewis, il suo corpo diventa la scena stessa del film e il luogo dove gli altri attori iniziano a respirare. Cortocircuito vivente, Carrey conferisce un valore nuovo all’espressione “interpretazione cinematografica”.
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