Regia di Glenn Ficarra, John Requa vedi scheda film
il film racconta la vera storia di un americano, imbroglione di professione, che, al momento della produzione del film (2009) stava scontando una condanna “esemplare” a 144 anni di reclusione, elargitagli nel Texas, allora governato da George Bush.
Nel film la storia del protagonista è modificata nel finale, ed è narrata da lui stesso, Steve Russel (Jim Carrey) da un letto di ospedale, dal quale non dovrebbe più uscire se non morto, poiché vi era stato ricoverato come malato terminale di AIDS.
Apprendiamo dunque da lui alcune cose della sua vita: si era sempre - fin da piccolo – sentito omosessuale; aveva, tuttavia, contratto un matrimonio con una donna, un’insopportabile bigotta piccolo-borghese che lo aveva reso padre; era stato poliziotto per cercare di identificare la madre che lo aveva abbandonato ancor tenero infante; aveva lasciato moglie e polizia in seguito a un grave incidente, decidendo di vivere finalmente secondo le inclinazioni fin allora represse.
Era iniziato il suo impervio percorso da gay, fra gravi difficoltà soprattutto economiche, superate attingendo esclusivamente alle sue doti di intelligente imbroglione e da allora tutta la sua vita era diventata una vita in fuga: dalla prigione, dalla polizia, dalle sventurate vittime delle sue truffe e delle sue millanterie.
In carcere aveva infine conosciuto l’amore per Philip Morris (Ewan McGregor), timido giovane gay, che gli era rimasto fedele negli anni.
Questa movimentata esistenza avrebbe potuto dar vita a un film interessante, se i due registi-sceneggiatori (Glenn Ficarra, John Requa) avessero seguito con coerenza un lineare percorso narrativo.
Purtroppo, invece, l’opera oscilla fra la descrizione della storia d’amore e di fedeltà con Philip – secondo un cliché romantico – e il racconto divertito, ma non sempre divertente – essendo spesso ripetitivo – delle avventure rocambolesche, delle menzogne, degli inganni di Steve.
Non basta la bravura notevole dei due protagonisti per evitare allo spettatore la noia per un film che velleitariamente vorrebbe essere racconto d’amore, d’avventura, di vita carceraria, di inganni comici che, se sono troppi, diventano prevedibili e non fanno più ridere.
Il film, che ha anche un titolo italiano pasticciato e da dimenticare (molto più onesto l’originale I Love You Phillip Morris), è stato ispirato da un racconto del giornalista d’inchiesta Steve McVicker, che aveva messo per scritto le confidenze che Steve Russel gli aveva rilasciato.
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